Capitolo VII, Paragrafo I
La volontà di Hitler era senza dubbio quella di dominare l'Europa. Ma alla sua politica presentò delle differenze considerevoli a seconda dei paesi presi in considerazione.
La Germania aveva annesso zone molto estese: l'Austria, il territorio dei Sudeti, la parte occidentale della Polonia (la parte orientale era invece occupata dall'Urss), il territorio di Danzica, Memel, l'Alsazia-Lorena, la Slovenia settentrionale e, dopo la disfatta italiana, anche Trieste e il Tirolo italiano.
Alcuni paesi erano soggetti al suo protettorato: la Boemia e la Moravia, la parte occidentale della Polonia non ammessa. E altri erano semplicemente occupati, ma erano trattati in modo molto diverso.
I paesi occidentali, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca e, in misura minore, la Norvegia godevano di un trattamento abbastanza favorevole.
Al contrario Serbia, Grecia, Polonia e tutti territori sovietici occupati erano invece soggetti ad un'occupazione estremamente dura. Altri paesi invece come la Spagna, l'Italia, l'Ungheria, la Bulgaria, la Romania, la Slovacchia, la Croazia e la Finlandia erano amici o alleati della Germania.
Solo tre paesi dell'Europa continentale sfuggivano completamente alla sua autorità: il Portogallo (tradizionalmente vicino all'Inghilterra), la Svizzera (neutrale) e la Svezia. L'Irlanda era rimasta neutrale.
La volontà di Hitler di dominare l'Europa si tradusse in diversi metodi che andavano dalla firma di un trattato, all'occupazione militare e all'attività poliziesca. Il carattere più comune della dominazione nazista fu la terribile persecuzione intrapresa contro gli ebrei che furono massacrati in parecchi milioni e l'invio degli oppositori in campi di concentramento.
Il patto tripartito
Il patto tripartito fu firmato il 27 settembre del 1941 a Berlino da Germania, Italia Giappone. Sul piano europeo, prevedeva la costruzione di un "nuovo ordine europeo" guidato da Germania Italia, e il diritto per queste due potenze ad avere in Europa lo "spazio vitale" che sarebbe loro convenuto.
In generale paesi occupati, presentavano soprattutto dei vantaggi per la macchina da guerra tedesca. In essi Hitler vi trovava le materie prime, i viveri e soprattutto la manodopera. Le pesanti indennità di occupazione gli permettevano di regolare a suo piacimento l'economia dei territori e di alleviare le finanze tedesche. L'adesione al patto tripartito fu per Hitler uno dei criteri di fedeltà all'ordine nuovo.
Quando la Germania attaccò l'Urss, un certo numero di paesi satelliti dichiararono guerra a quest'ultima sin dalla fine di giugno del 1941: Italia, Slovacchia, Ungheria e Romania. La Finlandia si unì nella lotta senza però allearsi con la Germania. La propaganda per la "crociata anti-bolscevica" diventò uno dei temi principali in tutti paesi filotedeschi.
L'Ungheria
Dopo il 1938 l'orientamento dell'Ungheria era nettamente filo-tedesco. Gli ungheresi avevano beneficiato di quest'atteggiamento e annesso, poco dopo la conferenza di Monaco, il sud della Slovacchia (novembre 1938), la Rutenia subcarpatica (marzo 1939, immediatamente dopo la dissoluzione dello stato cecoslovacco) e i due terzi della Transilvania (agosto 1940, ai danni della Romania occupata dai tedeschi) e infine dei territori jugoslavi (aprile 1941, in occasione dell'invasione tedesca di questo paese).
Tuttavia il capo della Stato ungherese evitava di impegnarsi a fondo nella guerra e predicava una decisa politica antisemita.
Nell'aprile del 1941 vi fu un avvicendamento di governo, che garantì una politica di maggiore sottomissione alla Germania. Infatti l'Ungheria dichiarò guerra alla Russia sin dal 27 giugno del 1941. A ciò valse all'Ungheria una direzione di guerra della Gran Bretagna nel dicembre del 1941 e la rottura delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti. Quando, poco più tardi, gli Stati Uniti entrarono in guerra, Hitler spinse i governi ungherese, bulgaro perlomeno a dichiarare guerra a questo paese.
Il nuovo capo di Stato ungherese tuttavia cercò di ridurre al minimo la partecipazione ungherese alla guerra. Per questa ragione nel marzo del 1942 fu costretto a rassegnare le dimissioni e fu sostituito da Kallay. Questo comporta un cambiamento completo della politica estera ungherese.
Kallay infatti si adoperò personalmente per far uscire il paese della guerra e di concludere un armistizio con gli alleati. Ma temendo di veder i tedeschi costituirono una specie di blocco romeno-croato-slovacco diretto contro l'Ungheria, per altro abbastanza simile alla vecchia Piccola Intesa, Kallay cercò di ottenere contro questa coalizione l'appoggio italiano e si recò a Roma nell'aprile del 1943.
Ma Mussolini in quella fase era ormai troppo debole per resistere seriamente alla Germania. Inoltre cercò anche di stabilire dei contatti ufficiosi con i diplomatici anglosassoni ad Istanbul, accettando anche l'idea di una resa senza condizioni. Le stesse proposte furono anche trasmesse alla Russia nel settembre del 1943. L'ambasciatore britannico ad Istanbul con un i colla risposta degli alleati: la capitolazione ungherese a dover essere tenuta segreta. L'Ungheria doveva ridurre progressivamente la sua cooperazione militare ed economica con la Germania, promettere di resistere ad un eventuale occupazione militare da parte dei tedeschi e lasciar passare ieri alleati sul territorio ungherese. Si sarebbero dovuti, in un secondo momento, impegnare ad attaccare i tedeschi. Questo tentativo per uscire dalla guerra fallì. Nell'aprile del 1943, Hitler aveva protestato energicamente contro la politica del governo Kallay.
Così alla fine di febbraio del 1944 la Germania reclamò il diritto di passaggio attraverso l'Ungheria di 100.000 soldati diretti al fronte russo. Il governo esitò credendo che queste truppe fossero in effetti destinate ad occupare l'Ungheria. Così Horthy, presidente ungherese, accettò di incontrare Hitler a Berchtesgaden. Questi gli fece una violenta scenata e pretese una completa cooperazione militare d'economica e severe misure contro gli ebrei. Ma Horthy rifiutò. Così nella notte fra il 18 19 marzo le truppe tedesche entrano in Ungheria, senza che fosse possibile una resistenza. Quando Horthy tornò Budapest, ormai l'Ungheria era già occupata dai tedeschi.
L'11 ottobre del 1944 fu firmato a Mosca un armistizio e il 15 venne reso pubblico. A quel punto i tedeschi insediarono un governo formato dal partito della "Croce Frecciata". Il nuovo regime durò però solo alcuni mesi e fece regnare il terrorismo Ungheria.
La Romania
La Romania e la Bulgaria furono i due principali alleati della Germania nell'Europa balcanica. Nel settembre del 1940, re Carol di Romania aveva invano cercato di dissipare la diffidenza di Hitler e fu obbligato ad abdicare. A quel punto divenne dittatore della Romania Antonescu, che sviluppò una politica apertamente filo-tedesca e una campagna antisemita. Aprì il suo paese tedeschi, gli consegnò i campi petroliferi rumeni e dichiarò guerra alla Russia sin dal 22 giugno del 1941.
Il suo scopo sembra sia stato quello di convincere Hitler che il secondo arbitrato di Vienna (agosto 1940) doveva essere annullato e l'intera Transilvania riunita alla Romania (l'arbitrato aveva di fatto spartito le zone contese della Romania, tra cui la Bessarabia).
Le vittorie russe dell'inverno 1943-1944 misero La Romania in una situazione difficile. Gli avversari del dittatore Antonescu cercarono di negoziare con gli alleati e fu inviata una delegazione segreta al Cairo dove nell'aprile del 1944 ebbero luogo i primi negoziati di armistizio. Molotov annunciò pubblicamente l'unione sovietica non aveva alcuna rivendicazione territoriale verso la Romania, ad eccezione della Bessarabia e della Bucovina del Nord.
Mentre l'armata Rossa penetrava in territorio rumeno, ebbe luogo a Bucarest un colpo di Stato (agosto 1944) che accelerò definitivamente l'avanzata dei sovietici. La Romania accettò le condizioni di armistizio alleate e lo stesso giorno il giovane re Michele fece arrestare Antonescu e costituì un nuovo governo.
La Bulgaria
Re Boris di Bulgaria scelse il campo tedesco durante il 1940. La Bulgaria, dove le simpatie filo-russe erano notevoli, non dichiarò guerra alla Russia nonostante la pressione dei nazisti. I bulgari, che avevano firmato nel 1941 un trattato di non aggressione con la Turchia, si limitarono ad occupare la macedonia jugoslava e la Tracia.
Alla fine di agosto del 1943 morì re Boris, cui successe suo figlio di soli sei anni. Il principale reggente era molto favorevole ai nazisti: per cui fu costituito un nuovo governo che dette una svolta alle relazioni con la Germania. Tra l'agosto e l'ottobre del 1944 situazione era molto confusa. Il governo reclamò la partenza delle truppe tedesche ed inviò un emissario al Cairo. Temendo di essere escluso dai negoziati, dichiarò guerra Germania il 5 settembre. Tuttavia l'armata Rossa aveva invaso La Bulgaria il 9 settembre. Vi fu un solo definitivo armistizio firmato a Mosca per conto dei tre alleati.
La Jugoslavia e l'Albania
Quando fu sconfitta La Jugoslavia, re Pietro II andò in esilio a Londra con il suo governo. Sul territorio jugoslavo furono costituiti due principali movimenti di resistenza. Da una parte, il generale serbo Mihailovic, poco propenso ad azioni di guerriglia e decisa conservare le sue forze intatte per appoggiare un eventuale sbarco alleato. Questa soluzione era voluta dal governo in esilio a Londra, per questo abbandonò praticamente qualsiasi operazione militare.
Un altro movimento di resistenza si era invece sviluppato sotto la guida del segretario generale del partito comunista, che dei primi della guerra aveva assunto il nome di Tito. Egli aveva costituito il "Movimento dei partigiani". Questi partigiani riuscirono a sette mettere le mani sulla maggior parte delle armi abbandonate dalle truppe italiane di occupazione dopo l'armistizio dell'Italia nel settembre del 1943.
Tito fu anche moderatamente appoggiato dai russi. Ben presto però entrò in opposizione a Mihailovic, così il comitato nazionale di Tito decise di inviarono una delegazione al Cairo per negoziare con il governo Di Pietro II.
Il re era assai contraria Tito e rifiutò di ricevere una delegazione. Così il 23 dicembre del 1943 il comitato nazionale jugoslavo proclamò la decadenza del governo e accusò il generale Mihailovic di essere in contatto con le autorità tedesche. A partire da questa data la tensione fra re Pietro II e il maresciallo Tito divenne estrema. Nel maggio del 1944 re Pietro II affidò l'incarico di formare un nuovo governo, che tentò di raggiungere un accordo con Tito.
Nel giugno del 1944 si recò in Jugoslavia per incontrarlo. Contemporaneamente il governo britannico faceva sapere che ritirano le proprie appoggio a Mihailovic a causa della sua collaborazione con i tedeschi.
Fu firmato un accordo fra Tito e Subasic, primo ministro del governo in esilio, il 31 agosto in vista della liberazione della Jugoslavia.
Alla conferenza anglo-sovietica di Mosca nell'ottobre del 1944, russi e inglesi si misero d'accordo per trovare una soluzione difficoltà interne di questo paese. Il maresciallo Tito si trovava Mosca durante la conferenza. E’ durante questa stessa conferenza, che russi e partigiani liberarono Belgrado. Vi è da rilevare che la Jugoslavia e l'unico paese che si liberò con le sue sole forze.
Il governo croato, rimasto fedele alla Germania, tentò invano di resistere all'avanzata dei partigiani. Dopo la disfatta italiana, i nazisti presero in mano l'amministrazione dell'Albania. Nel giugno del 1944 tentarono inutilmente di eliminare guerriglieri comunisti guidati da Hoxha. Nel novembre del 1944 quest'ultimo entrò nella capitale liberata e di costituì un governo comunista.
L'Europa occidentale
In Europa occidentale si tenta di stabilire un nuovo ordine come riforme. A partire dal 1942 l'occupazione divenne più dura. Hitler aveva creduto di vincere qualche mese con guerra lampo, cosa che gli era ben riuscita almeno fino a quella data. La resistenza dei sovietici lo obbligò a lanciarsi nel 1942 e soprattutto dal 1943 nella guerra totale.
Alla Germania occorreva utilizzare molto più sistematicamente le risorse dei paesi occupati. Così gli attentati anti-tedeschi si moltiplicarono provocarono violente rappresaglie. Il Belgio e il nord della Francia erano soggetti al comando tedesco. Il governo danese si sforzava di limitare per quanto possibile la collaborazione con le autorità tedesche. In Norvegia fu creato un governo satellite, che però ebbe contro la stragrande maggioranza la popolazione. Il re di Norvegia si era rifugiato peraltro Londra con il suo governo e una gran parte della flotta mercantile norvegese si era messa a disposizione degli alleati.
La situazione dei Paesi Bassi era simile, poiché la regina Guglielmina si trovava anch'essa Londra. I re del Belgio Leopoldo III era rimasto in patria, considerandosi prigioniero dei tedeschi, con i quali rifiutava di collaborare.
La situazione Francia era molto differente per il fatto dell'esistenza del governo di Vichy. Dopo il ritorno al potere di Laval, il governo di Vichy aveva accentuato la sua politica di collaborazione.
Tuttavia nonostante fosse filo-tedesco, sembra che Laval abbia cercato fra il novembre del 1942 l'aprile del 1943 di evitare una collaborazione militare diretta con la Germania. L'occupazione della zona libera da parte della Germania (novembre 1942) e la ripresa della lotta nel resto dell'impero francese ridusse quasi a zero l'autorità del governo di Vichy. Le sue relazioni diplomatiche con l'estero si erano progressivamente rotte tanto che a partire dal 1943 si può dire che la Francia occupata non avesse più una politica estera propria. Il governo di Vichy dovette sparire con la liberazione della Francia e con la rimozione del maresciallo Pétain, condotto in Germania contro la sua volontà nel mese di agosto del 1944.
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