domenica 28 febbraio 2010

Parte II, Capitolo I, Paragrafo I e II: L’AVVENTO AL POTERE DI HITLER E IL FALLIMENTO DELLA CONFERENZA SUL DISARMO.

Il “Patto a Quattro” e il fallimento dei piani di disarmo.

Adolf Hitler giunse al potere come cancelliere nel gennaio 1933, dopo l’incendio del Reichstag e le successive elezioni di marzo, il partito nazista ebbe un potere assoluto;

la Costituzione di Weimar fu abolita e proclamato il III Reich.

Subito Hitler sciolse i partiti politici e riorganizzò l’amministrazione, iniziando l’odiosa persecuzione contro gli Ebrei.

Le reazioni internazionali si orientarono verso la limitazione dei rischi che poteva portare la presenza di un governo ultranazionalista in Germania; Mussolini auspicava un accordo tra le quattro potenze europee per assicurare la pace nel vecchio continente, in realtà egli intendeva questo patto d’intesa come un mezzo per arrivare pacificamente alla revisione dei confini di Versailles, tramite accordi sanciti dalla SDN.

Von PapenMussolini sottopose il suo progetto a Francia, Germania ed Inghilterra: Von Papen, ispirato dagli stessi progetti revisionisti, dichiarò l’idea “geniale”, il governo britannico assunse una posizione di attesa mentre la Francia propose delle modifiche al progetto italiano; infatti, essa era legata agli stati della piccola intesa e al Belgio, i quali protestarono fortemente contro questo nuovo “concerto delle Potenze” che si andava delineando.

In queste condizioni l’accordo fu comunque siglato a Roma il 7 giugno 1933, ma in esso vi erano tutte le limitazioni imposte dalla Francia: non si parlava più di uguaglianza della Germania e di affrontare una politica europea comune, inoltre le potenze avrebbero dovuto rispettare le decisioni del Consiglio della SDN, senza fare da sole (“Patto a quattro”).

Tuttavia, le intenzioni di Mussolini erano così diverse che il Patto non fu ratificato e sembrarono perdute le speranze di una revisione pacifica dei trattati.

- Per quanto riguarda lo spinoso problema del disarmo, il Trattato di Versailles prevedeva un disarmo generale, che doveva essere preceduto da quello tedesco.

A tal scopo si riunì a Ginevra nel febbraio 1932 la “Conferenza del disarmo”, che riuniva 62 paesi riuniti in una Commissione generale con i delegati di tutti gli Stati.

Vi furono diversi progetti presentati da varie nazioni:

il “PIANO TARDIEU” (delegato francese) partiva dalla necessità francese di non disarmare e proponeva di mettere le armi più pesanti sotto l’egida dell’ONU e a favore degli Stati attaccati.

La Germania chiese la riduzione di tutti gli armamenti ai livelli fissati dal Trattato di Versailles per l’esercito tedesco. Non si giunse a nessun accordo.

il “PIANO HOOVER” prevedeva riduzioni di 1/3 di esercito e marina e l’eliminazione completa dell’artiglieria pesante. Francia ed Inghilterra rifiutarono e si approvò un compromesso elaborato da Benes (inviato cecoslovacco) che invitava ad una riduzione degli armamenti mondiali senza fissare né proporzioni né cifre, che non significava granché.

Con il pretesto che non le era stata concessa l’uguaglianza, la Germania abbandonò la conferenza e rifiutò la proposta. Per sanare il contrasto si riunì a Ginevra una conferenza a cinque (Italia,  Inghilterra, USA, Francia e Germania) che, alla vigilia della presa del potere di Hitler, accordò alla Germania “l’uguaglianza dei diritti in un sistema che garantisca la sicurezza di tutte le nazioni” (settembre 1932).

il “PIANO HERRIOT” ampliava quello di Tardieu riducendo gli eserciti ad una milizia a ferma breve e poco adatta all’offensiva per la lentezza della mobilitazione.

il “PIANO MACDONALD” (marzo 1933) fissava a 200.000 uomini gli eserciti dei paesi europei (la Germania dopo cinque anni), Hitler accettò ma un ricorso degli Ebrei di Slesia alla SDN impressionò molto le democrazie occidentali; queste irrigidirono il loro atteggiamento e decisero, all’opposto della proposta tedesca, di stabilire il controllo degli armamenti in Germania prima di iniziare il disarmo dei loro eserciti.

Per questo “voltafaccia” Hitler decise a sorpresa di abbandonare la Conferenza sul disarmo nell’ottobre 1933, alla sua riapertura. Pochi giorni dopo la Germania abbandonò anche la Società delle Nazioni; il popolo tedesco approvò con un plebiscito queste decisioni.

il “PIANO TEDESCO” partì da una proposta fatta dalla Francia nel novembre 1933: un esercito metropolitano di 300.000 uomini per entrambi i paesi, se la Germania tornava a Ginevra.

La Germania rifiutò di tornare alla Conferenza e alla SDN, protestando anche per la disparità degli eserciti data dalle truppe coloniali francesi.

Per evitare la rottura l’Inghilterra tentò una mediazione tra il piano MacDonald e quello tedesco, che fu accettato da Hitler; tuttavia in Francia, dove si era costituito un governo di unità nazionale, prevalse il punto di vista di Tardieu e del maresciallo Petain che ritenevano il regime Hitleriano sul punto di crollare.

Perciò il governo francese pubblicò una nota in cui si rifiutava di legalizzare il riarmo tedesco e affermava che avrebbe garantito la difesa dello Stato con i propri mezzi. Mussolini propose di impedire il riarmo della Germania con una guerra preventiva ma la sua proposta bellicosa non fu considerata dai governi occidentali.

Fu la rottura definitiva.

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