domenica 11 aprile 2010

Il "Nuovo Ordine" giapponese in Estremo Oriente.

Capitolo VII, Paragrafo II

Nelle settimane nei mesi che seguirono allo scoppio delle ostilità, i giapponesi riportarono considerevoli successi militari. L'attacco a Pearl Harbor (7 dicembre 1941) aveva reso utilizzabile gran parte della flotta americana nel Pacifico.

Inoltre la distruzione di alcune corazzate britanniche in Malesia aveva parzialmente annientato la flotta britannica dell'oceano indiano. I giapponesi erano sbarcati in dicembre nel Siam, avevano attaccato la Malesia britannica. Nel febbraio del 1942 Singapore dovette arrendersi.

Il 10 dicembre del 1941 erano sbarcati nelle Filippine. Il grosso dell'esercito americano dovette ritirarsi. Il generale americano MacArthur lasciò le Filippine, ma giurò di ritornarvi. I giapponesi si insediarono nel gennaio del 1942 anche nel Borneo e in Nuova Britannia. Una grave disfatta navale degli alleati aveva permesso ai giapponesi di conquistare Giava, dove il governatore olandese si arrese senza condizioni. Nel dicembre del 1941 si erano già impadroniti di Hong Kong. Nell'aprile del 1942 cominciavano a minacciare l'Australia a partire dalla nuova Guinea e dalla nuova Britannia.

Gli americani reagirono insediando un'importante base navale nella Nuova Caledonia francese e nelle Nuove Ebridi. Nell'aprile del 1942 il generale MacArthur fu nominato comandante del Pacifico di sud-ovest. Mentre l'ammiraglio Nimitz assunse il comando delle forze del Pacifico centrale. Queste misure e la concentrazione nuove forze navali permisero agli americani di scatenare un'importante battaglia nel Mar dei coralli che impedì momentaneamente al Giappone di avanzare ulteriormente (maggio 1942). A partire dal giugno del 1942 la flotta americana cominciò a riportare notevoli successi, iniziati dal grande successo nella battaglia delle Midway. L'equilibrio delle forze navali nel Pacifico era ora sul punto di di stabilirsi. Così a partire dal luglio del 1942 la lotta si stabilizzò.

I giapponesi, divenuti ormai padroni dell'Indocina, nel Siam e della Malesia, si erano impossessati anche della Birmania (gennaio-aprile 1942). Nel nord del Pacifico erano sbarcati in diversi arcipelaghi.

L'occupazione giapponese delle Filippine

Nel 1934 il presidente Roosevelt aveva ratificato una legge secondo la quale, dopo un periodo transitorio di 10 anni, le Filippine avrebbero ottenuto La completa indipendenza. Nel 1935 una costituente filippina aveva votato una costituzione sul modello di quella americana e Manuel Quezon era stato eletto presidente (1941). Ma nel frattempo il Giappone aveva conquistato tutto l'arcipelago. All'arrivo dei giapponesi nel gennaio del 1942, Quezon fuggì negli Stati Uniti.

Alla fine dell'anno i giapponesi costituirono un partito unico di tipo totalitario. Tutti gli organismi politici ed economici furono posti sotto l'autorità giapponese. Il governo giapponese decise di andare oltre: nel maggio del 1943 il primo ministro del Giappone visitò l'arcipelago. In quell'occasione fu eletta una Assemblea costituente che approvò una nuova costituzione. Nell'ottobre del 1943 l'amministrazione militare giapponese dichiarò che cedeva il potere alla nuova Repubblica indipendente delle Filippine. Così a Tokio i nuovi plenipotenziari filippini firmarono un patto di alleanza con il Giappone. Fu solamente nel settembre del 1944, dopo l'inizio dei bombardamenti alleati sulle Filippine che il governo filo-giapponese dichiarò guerra alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti.

I giapponesi durante la loro occupazione fecero un grosso sforzo per spazzare via le tracce di americanizzazione dall'arcipelago, ma portarono anche verso il Giappone una grossa parte della ricchezza del paese. Così il malcontento dovuto all'invasione e la crisi economica suscitata da questa esportazioni coatte favorì la formazione di importanti movimenti di resistenza. Dal suo esilio il presidente Quezon tentò di coordinare i vari movimenti di resistenza. Nel giugno del 1944 fu votato dal Congresso americano una risoluzione favore della restaurazione della democrazia nelle isole Filippine e la concessione dell'indipendenza alla data del 4 luglio del 1946. Alla fine di ottobre del 1944, le truppe americane al comando di MacArthur sbarcarono ed iniziano liberazione delle Filippine, che si sarebbe completata nel febbraio del 1945.

Le Indie olandesi.

Nella vasta colonia olandese d'Indonesia, i giapponesi adottarono metodo analogo. Si proclamarono campioni dell'indipendenza rispetto al Olanda. Già prima dell'occupazione, il leader nazionalisti indonesiani avevano reclamato l'autonomia e la sostituzione del nome "Indonesia" a quello di "Indie olandesi". Avevano anche ottenuto dal governo della regina Guglielmina, rifugiato a Londra, la promessa che dopo la guerra sarebbe stata riunita una conferenza imperiale per creare una confederazione olandese-indonesiana.

Quando i giapponesi si impadronirono dell'arcipelago, iniziò un'intensa propaganda in favore della costituzione di un governo filo-giapponese. Il nuovo movimento di indipendenza nazionale era presieduto da un indonesiano. Come nelle Filippine, il leader nazionalisti si divisero in due gruppi. Uno, diretto da Sukarno e Hatta, deciso a collaborare con i giapponesi. Un altro invece organizzò la resistenza contro giapponesi. Nel giugno del 1943, il primo ministro giapponese, il generale Tojo, fece un viaggio a Java, in cui promise di indonesiani una partecipazione al governo del paese. Così in settembre fu creato un Consiglio consultivo centrale, presieduto da Sukarno. Questi accompagnato da Hatta, fece un viaggio a Tokio nel novembre del 1943: ma differenza delle Filippine e della Birmania non si trattò ancora di indipendenza. Fu solamente nel settembre del 1944 che il governo giapponese promise d'Indonesia l'indipendenza. Nell'agosto del 1945 fu annunciata la decisione giapponese di accordare all'Indonesia l'indipendenza totale e immediata. Forse l'intenzione era quella di creare disordini nel paese dopo l'imminente capitolazione giapponese. In ogni caso il leader indonesiani il 14 agosto del 1945 pubblicarono una dichiarazione d'indipendenza.

La Birmania

quando conquistarono Birmania, giapponesi vi trovarono un regime di autonomia stabilito dagli inglesi nel 1935. Tuttavia il governatore britannico manteneva il diritto di veto sugli atti del parlamento e continuava ad esercitare un'autorità assoluta su larghe parti del territorio. Nel 1941 il leader del partito patriottico si recò a Londra per ottenere da Churchill La proposta che La Birmania avrebbe ceduto dopo la guerra lo status di Dominions. Churchill rifiutò. Nell'agosto del 1943 il Giappone accordò l'indipendenza La Birmania e creò un governo satellite. Questi dichiarò guerra all'Inghilterra e gli Stati Uniti. Tuttavia, durezza dell'occupazione giapponese La crisi economica dovuta all'arresto delle esportazioni diviso favorirono sviluppo più piccolo movimento di resistenza parzialmente soggetto all'influenza comunista.

La riconquista della Birmania da parte degli alleati (fine 1944-maggio 1945) pose termine al governo filo-giapponese, ma il sentimento nazionalista birmana aveva sviluppato nel frattempo un'agitazione comunista.

La Malesia britannica

I movimenti nazionalisti erano all'inizio meno attivi Malesia che in Birmania. La presenza di numerosi cinesi e indiani riduceva le teniamo anziana ad una parte minoritaria della popolazione e rendeva utile l'arbitrato britannico. Il governo cinese nazionalista di Ciang Kai Scek si sforzava di distoglier i cinesi della Malesia da un sentimento di patriottismo malese. La conquista giapponese si spiega con l'insufficienza dei preparativi militari britannici i con la mancata complicità della popolazione come giapponesi. Inversamente resistenza giapponesi fu molto più forte in Birmania. Questi invece di programmare un'indipendenza illusoria, preferirono stimolare sentimenti di diffidenza dei malesi nei confronti di cinesi. Quando il Giappone si rese, le truppe britanniche che sbarcarono in Malesia furono accolte con entusiasmo.

Il Siam o Thailandia e l'Indocina francese

Nel giugno del 1939 il Siam cambiò il nome in Thailandia. Questo significava il rifiuto della dominazione di origine straniera e lo sviluppo di un movimento xenofobo. Il partito nazionale popolar tutti partiti rivali instaurò un regime a partito unico. La Thailandia era in buone relazioni con il Giappone cementavano sempre più La loro partecipazione al commercio del paese. Il Giappone aveva anche partecipato alla breve guerra che le opposto La Thailandia la Francia e avevo obbligato quest'ultima accedere ai thailandesi alcune province del Laos e dalla Cambogia. Quando i giapponesi nel dicembre del 1941 sbarcarono in Siam, La resistenza fu insignificante e il primo ministro dichiarò guerra ai inglesi e americani nel gennaio del 1942. A differenza degli altri paesi, il Giappone non dovete creare di sana pianta un governo satellite ma potevo utilizzare il governo esistente. Un governo rivale si insediò però nel nord del paese e assunse il comando di un movimento di resistenza anti-giapponese organizzato con la collaborazione di Stati Uniti Gran Bretagna. Il re, che in quel momento non era nel paese, scelse questo movimento di resistenza. Il governo filo giapponese cadde e il nuovo primo ministro si sforzò di praticare una politica più favorevole agli anglosassoni.

Si è visto come le autorità francesi di Indocina fossero state obbligate a permettere giapponesi di occupare fattivamente l'Indocina del nord (settembre 1940), e poi successivamente tutta l'Indocina (luglio 1941). Sembra che le autorità della colonia avessero brigato durante la guerra una politica di attesa. Si temeva in effetti i cinesi nazionalisti, ostili alla colonizzazione francese, si impadronissero del paese. Per impedire che le guarnigioni francesi aiutassero l'eventuale sbarco alleato in Indocina, i giapponesi decisero però di modificare la situazione. Nel marzo del 1945 fu indirizzato un ultimatum in cui si reclamava una cooperazione più stretta per la difesa comune dell'Indocina. L'ammiraglio Decoux rifiutò e questo provocò alla reazione giapponese, che annientarono le guarnigioni francesi. L'imperatore Bao Dai, sino ad allora sotto protettorato francese, a questo punto proclamò l'indipendenza e costituì un nuovo governo. I re di Cambogia e del Laos è fecero lo stesso. Ma al governo dell'imperatore vietnamita si opponeva il partito comunista diretto da Ho Chi Minh. Quest'ultimo riceveva armi e appoggio tecnico dagli americani e si era insediato solidamente nel nord del Tonchino. Quando i giapponesi capitolarono si costituì un governo provvisorio comunista, sotto la presidenza di Ho Chi Minh, che proclamò l'indipendenza nel paese.

Così il metodo giapponese nel sudest dell'Asia era consistito in uno sforzo per creare ovunque governi satelliti strettamente sottomessi a Tokio.

L'India

La minaccia giapponese sull'India rendeva particolarmente urgente la necessità di dare soddisfazione dei sentimenti nazionalisti molto sviluppati nel paese. Nel partito della Congresso, Gandhi faceva un attiva propaganda in favore della neutralità e della non resistenza. Solo una minoranza, capeggiata da Nehru, sebbene ostile alla dominazione inglese, dichiarava che non sarebbe stata limitati in alcun modo la cooperazione con lo sforzo bellico inglese e che l'India avrebbe resistito con la forza qualsiasi tentativo di invasione da parte del Giappone. Il presidente Roosevelt aveva suggerito a Churchill che il governo britannico concedessi immediatamente l'indipendenza all'India; il primo ministro britannico però rifiutava energicamente questa eventualità. Riteneva infatti che una indipendenza concessa in piena guerra avrebbe gettato l'India nel caos e facilitato un'invasione giapponese. Contro il partito del congresso si era però schierata la Lega musulmana, rappresentante oltre 100 milioni di abitanti. La Lega musulmana rifiutava la creazione di uno Stato indiano unico in cui musulmani sarebbero stati minoranza.

Il gabinetto di guerra britannico decise quindi di rifiutare la concessione dell'indipendenza in piena guerra, ma la promise per il periodo immediatamente successivo, a condizione che questo fosse il desiderio espresso da una Assemblea costituente indiana.

Nonostante un tentativo fallito di mediazione, non vi fu un mutamento consistente durante la guerra, né i disordini il pacifismo di Gandhi poterono in alcun modo nuocere al morale dell'esercito indiano.

L'esercito nazionale indiano

I giapponesi cercarono attualmente di sfruttare il nazionalismo indiano nell'interesse della loro causa. Crearono con una parte delle truppe indiane fatte prigioniere Singapore è, un esercito nazionale indiano che contava circa 10.000 uomini. Nel 1943 l'esercito nazionale indiano fu posto sotto il comando del leader nazionalista Bose. Il primo ministro giapponese, generale Tojo, arrivò a Singapore è nell'ottobre del 1943 e passò in rivista il nuovo esercito nazionale indiano. In ottobre era stato anche creato un governo indiano filo-giapponese con Bose come capo di Stato. Questo governo fantoccio dichiarò guerra agli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Esso però fu praticamente disintegrato quando gli alleati riconquistarono la Birmania, paese nel quale si era nel frattempo insediato. Vi è da rilevare che l'armata delle Indie che combatteva con gli alleati comprendeva 2 milioni e mezzo di uomini, tutti volontari, mentre l'esercito nazionale indiano non supera mai i 30.000 uomini.

La Cina

Nella parte della Cina rimasti indipendente il problema essenziale era quello delle relazioni fra il governo nazionalista e i comunisti. I buoni rapporti stabiliti nel settembre del 1937, in occasione dell'avanzata giapponese, non avevano tardato a deteriorarsi nell'agosto del 1938. Le ostilità non erano riprese in grande scala. Tuttavia, nel gennaio del 1941, vi fu un incidente che portò ad una vera e propria battaglia. Non fu concluso alcun accordo dopo quest'incidente gli scontri fra nazionalisti comunisti continuarono. Nel maggio del 1944 si incontrarono i delegati delle due parti, che non raggiunsero alcun accordo, ma lanciarono l'idea di un governo di coalizione. Gli americani seguirono da vicino questi avvenimenti. Ma i loro rappresentanti locali erano divisi.

Da un lato il generale Stilwel auspicava la collaborazione fra nazionalisti comunisti e vaste operazioni terrestri contro i giapponesi. Altri invece preferivano limitarsi ad operazioni di bombardamento. Chang Kai Sheck peraltro detestava il generale Stilwel e riuscì a farlo richiamare nell'agosto del 1944. Nel giugno del 1944, il presidente Roosevelt incaricò il vice presidente di visitare La Cina per esaminare il suo sforzo bellico e come poteva essere sostenuto. Questi suggerì a Ciang Kai Sheck una mediazione americana fra il governo nazionalista i comunisti. Il generalissimo finì per accettare l'invio di una missione in territorio comunista (giugno). Ma insistete sul fatto che i comunisti non erano in buona fede.

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