domenica 28 febbraio 2010

Parte II, Capitolo I, Paragrafo IV: Il “Patto Balcanico” e la politica estera francese.

 

- L’ultimo successo della “pattomania” si ebbe con il “Patto Balcanico” del febbraio 1934, stipulato da Grecia, Turchia, Jugoslavia e Romania, che garantiva l’integrità territoriale dei quattro paesi contro il revisionismo di Bulgaria ed Ungheria (la prima godeva dell’appoggio italiano ed inglese ma, per influenza francese, non fu inclusa nel patto).

- Anche la Francia cercò di crearsi delle alleanze in funzione anti-tedesca.

I rapporti Fra i due paesi erano stati cattivi almeno fino al 1930. Da questa data invece avevano assunto un andamento più favorevole. Nel maggio del 1931 a Parigi il segretario degli affari esteri Berthelot incontrò l'ambasciatore sovietico. Poco dopo Briand si incontrò a Ginevra con Litvinov. I negoziati avevano lo scopo di migliorare le relazioni commerciali e soprattutto di stipulare un trattato di non aggressione. Per la politica russa si trattava di un elemento importante per l'offensiva di pace orchestrata da Litvinov. Ci vuole però parecchio prima che questo trattato franco-sovietico fosse firmato. Questo risultato fu raggiunto nel novembre del 1932.

Questo trattato allontanava l'Urss dalla Germania riavvicinando la alla Francia. D'altronde con l'avvento di Hitler al potere nel gennaio del 1933 e la conseguente distruzione del partito comunista tedesco i rapporti e le relazioni con i sovietici si erano deteriorati. Nel corso del 1933 il riavvicinamento franco sovietico si accentuò. Alcuni ambienti militari francesi auspicavano un avere propria alleanza.

Il Piano Barthou

per affrontare il pericolo crescente rappresentato da Germania nazista,

Barthou aveva elaborato un piano che tentò di realizzare nel corso della primavera e dell'estate del 1934. La sua intenzione era quella di negoziare un vero e proprio patto dell'est. Il punto cruciale fu l'incontro del 18 maggio Ginevra con Litvinov. L'isolazionismo britannico faceva sì che solo due grandi potenze fossero in grado di aiutare la Francia in funzione anti-germanica: l'Italia e l'Urss. Barthou aveva però più fiducia nel armata Rossa e il patto dell'est rappresentava per lui una garanzia indispensabile. Il 2 giugno presentò al Litvinov il suo progetto di trattato: si trattava di stipulare tre trattati, di cui uno era una garanzia reciproca fra vicini che prevedeva un aiuto militare immediato incasso di aggressione (Germania, Urss, Finlandia, Estonia, Lettonia, Polonia, Cecoslovacchia).

Il trattato B era invece un trattato di assistenza franco-sovietico ottenuto tramite la decisione dell'Urss al trattato di Locarno e l'adesione francese al patto orientale. Il terzo documento era una dichiarazione secondo la quale il primo il secondo trattato non erano in contraddizione con la società delle nazioni e sarebbero entrati in vigore quando l'Urss vi fosse stata messa. Tuttavia progetto fallì di fronte rifiuto della Polonia, e della Germania. Quanto all'Inghilterra Barthou aveva in realtà ottenuto un appoggio riservato. Di questo documento restava però l'essenziale: la possibilità di una vera e propria alleanza franco sovietica.

L'ammissione dell'Urss alla società delle nazioni

il solo risultato immediato alla politica di Barthou fu l'ammissione dell'Urss alla società delle nazioni. L'associazione era molto provata dall'uscita del Giappone della Germania, cosicché Litvinov ricevette un telegramma dall'assemblea in cui l'Urss era ammessa alla società delle nazioni e per essa fu creato anche un seggio permanente nel consiglio.

La conseguenza più immediata del legame franco-russo fu l’ammissione dell’URSS nella Società delle Nazioni, avvenuta nel settembre 1934.

L’ultima azione diplomatica di Barthou fu l’avvicinamento alla Jugoslavia: invitò in Francia il sovrano jugoslavo Alessandro in ottobre ma lo stesso giorno i due furono assassinati da un gruppo di terroristi croati facenti capo alla “Ustascia”, società segreta separatista sostenuta da Mussolini.

Ma il Duce non aveva interesse ad appoggiare l’azione (era in cantiere un accordo tra Francia ed Italia), l’unico sostegno poteva arrivare dai nazisti.

In ogni caso il posto di Barthou fu preso da Laval, il quale non riuscì a mantenere le alleanze tessute dal suo predecessore, trasformando la politica estera francese in una sorta di mercanteggiamenti di conciliazione a breve termine un po’ con tutti, usando riguardi verso la Germania e l’Italia (il nuovo re jugoslavo Paolo si riavvicinò alla Germania).

 

Il plebiscito della Saar egli accordi di Roma(gennaio 1935)

 

La campagna per il plebiscito

La politica conciliante di Laval nei riguardi della Germania dell'Italia si manifestò subito. Il problema più importante che doveva essere regolato fra la Francia e la Germania, come aveva detto a più riprese anche Hitler, era il problema della Saar. L'opinione pubblica in Francia si era abituata all'idea che prima o poi il plebiscito avrebbe avuto luogo alla data prevista (gennaio 1935). Verso il 1930 tutto lasciava prevedere che la quasi totalità degli abitanti della Saar avrebbe votato in favore della riunificazione alla Germania.

Con l'avvento del nazismo La situazione cambiò, poiché la maggior parte della popolazione della Saar era cattolica, ed era molto scossa dalle notizie delle persecuzioni avvenute in Germania con l'avvento del nazismo. Inoltre gli altri partiti socialisti e comunisti erano preoccupati di veder sparire le loro rappresentanze. Al contrario invece il partito nazista si sviluppava praticamente senza ostacoli.

Sul piano internazionale il problema si presentava in questo modo: vi era una certezza che solo una minoranza trascurabile si sarebbe pronunciata in favore della riunificazione alla Francia. Restavano solo due soluzioni possibili: la riunione alla Germania o il mantenimento dello status quo, cioè l'amministrazione da parte di una commissione di governo nominata dalla società delle nazioni. L'atteggiamento della Germania e della Francia erano molto diversi. Hitler organizzava una formidabile propaganda. Da parte francesi invece, il governo dell'opinione pubblica si disinteressavano al problema. Faceva eccezione solo la stampa di destra e una parte della stampa di sinistra, oltre ad alcuni grandi industriali che avevano interessi economici nella Saar. Ma non disponendo di mezzi finanziari sufficienti, la propaganda francese era sommersa da quella hitleriana.

Il plebiscito

il consiglio della società delle nazioni costituì nel nel 1934 un "comitato dei tre" per sorvegliare il plebiscito. Il 2 giugno fu firmato un accordo franco-tedesco che garantiva che nessuno dei due paesi avrebbe operato pressioni sugli elettori. Il 31 agosto, Barthou invece inviò alla società delle nazioni un promemoria di garanzia per gli interessi francesi nella regione. Quando Laval successe a Barthou, l'atteggiamento francese si ammorbidì. Laval spinse il suo atteggiamento di rinuncia alle estreme conseguenze. Fu concluso un accordo che lasciava praticamente ogni libertà alla propaganda tedesca e metteva fine a quella della Francia: tale accordo fu anche ratificato dalla società delle nazioni. Il 3 dicembre infine fu firmato un altro accordo franco-tedesco che prevedeva il pagamento da parte della Germania di un compenso di 900 milioni di franchi per tutti i crediti e le proprietà francesi presenti nella regione.

Il 90% degli abitanti della Saar optò per la Germania nazista. Nel gennaio del 1935 il consiglio della società delle nazioni decise di conseguenza il ritorno della Saar alla Germania, che sarebbe avvenuto il 1 marzo. Hitler dichiarò solennemente che la Germania non avrebbe più avanzato alcuna rivendicazione territoriale nei confronti della Francia.

Gli accordi di Roma

anche nei confronti dell'Italia la politica di Laval fu molto conciliante. Mussolini voleva assicurarsi l'appoggio della Francia per scongiurare una nuova minaccia tedesca contro l'Austria, avendo inoltre già deciso di intraprendere la conquista dell'Etiopia.

Questo accordo fu concluso in occasione della visita di Laval a Roma, all'inizio del gennaio 1935. Gli accordi di Roma del 6 gennaio stabilivano la cessione all'Italia, da parte della Francia, di alcuni territori in Africa. In cambio l'Italia acconsentiva all'eliminazione progressiva dello statuto privilegiato degli italiani in Tunisia, a partire dal 1945. L'Italia la Francia con venivano di consultarsi in caso di minaccia per l'indipendenza l'integrità dell'Austria. Durante la conversazione privata avuta con Mussolini, Laval avrebbe dato carta bianca Mussolini per l'annessione dell'Etiopia. Tale promessa fu confermata anche dallo stesso Laval negli anni successivi, limitando però tale concessione all'evenienza di scongiurare una guerra. Mussolini invece intese tale concessione in modo molto largo.

 

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