domenica 21 marzo 2010

Il contrasto tra il Giappone e gli Stati Uniti e la rottura (1939-1941)

 

Negli Stati Uniti, dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale l'isolazionismo perse progressivamente terreno. Una forte tendenza dell'opinione pubblica, guidata soprattutto dall'ex segretario di Stato Stimson e da diversi quotidiani, sosteneva l'idea che occorreva distinguere fra aggressore vittima, e cessare di predicare una neutralità senza condizioni. Inoltre molti americani erano irritati nel vedere il Giappone bombardare le popolazioni civili.

L'evoluzione del politica giapponese

Da parte giapponese, vi fu un cambiamento di atteggiamento del governo in occasione delle dimissioni nel gennaio del 1939 del principe Konoye, che fu sostituito da un governo militarista vicino alle posizioni dell'Italia della Germania.

Konoye

Infatti questi due paesi firmarono il "patto d'acciaio" nel maggio del 1939. Restava da capire se il Giappone intendeva aderire a una vera e propria alleanza oppure si sarebbe accontentato di parteciparvi in termini molto vaghi com'era accaduto per il patto anti-Komintern che aveva firmato nel 1936.

Il nuovo governo giapponese inizialmente esitò, tanto da proporre gli Stati Uniti di unirsi al Giappone in un tentativo di mantenimento della pace in Europa. Fu però assai preoccupato nel vedere gli americani denunciare il trattato di commercio. Peraltro il Giappone era soddisfatto della firma del patto anti-Komintern.

Infatti la minaccia che Hitler faceva pensare sull'Occidente aveva impedito alle democrazie europee di aiutare La Cina nella sua lotta contro il Giappone. Tuttavia, Hitler non era contento della guerra cino-giapponese, e avrebbe preferito porre le basi per un trattamento privilegiato della Germania per il commercio con La Cina. Il gabinetto Konoye aveva accettato l'idea di aderire ad un'alleanza difensiva con la Germania l'Italia, ma a condizione che questo trattato fosse rivolto esclusivamente contro l'unione sovietica, cosa che non conveniva ad Hitler. L'esercito giapponese voleva invece un'alleanza molto più generale. I negoziati proseguirono durante tutta l'estate del 1939.

Ma il 21 agosto Von Ribbentrop telefono all'addetto militare giapponese a Berlino per informarlo che stava recandosi a Mosca per firmare un patto con la Russia sovietica. Il governo giapponese considerò questo patto come un tradimento e anche l'esercito nel fu profondamente scontento.

Il 18 settembre, quando Hitler si era assicurato l'occupazione tedesca in Polonia, con parecchio ritardo il governo giapponese presentò alla Germania una protesta. Ma nel frattempo in Giappone vi era stato un rovescio di governo che avrebbe portato il generale Abe al comando.

Lo scoppio della guerra in Europa indusse gli Stati Uniti a preparare più attivamente la loro difesa e ad aumentare la produzione di armamenti. Questo rendeva necessaria una limitazione dell'esportazione di materie prime verso il Giappone. Il 26 settembre, Roosevelt chiese alle imprese private di cessare l'esportazione di 11 materie prime. Il 3 novembre, il congresso rivide la legge di neutralità sopprimendo l'embargo sulle armi e sulle munizioni. Si stava sviluppando l'idea negli Stati Uniti di dover agire con dolcezza ma anche con determinazione. Per di più Francia e Inghilterra, occupate in Europa in un duro conflitto, non potevano più agire in Estremo Oriente, e questo cresceva le responsabilità dell'America. All'inizio del 1940 gli Stati Uniti rifiutarono di rinnovare il trattato di commercio con il Giappone. Questa politica portò alla caduta del governo Abe, che l'esercito non riteneva abbastanza energico.

I progetti di espansione verso il sud

Nel 1940 il governo giapponese si orientò deliberatamente verso una politica di espansione nei mari del Sud. Ancor prima dell'invasione dell'Olanda e della Francia da parte della Germania, nel gennaio del 1940 il Giappone dichiarò che rinunciava al trattato di arbitrato e di conciliazione che aveva firmato con i Paesi Bassi, chiedendo a quest'ultimo paese che gli venissero accordate vantaggi commerciali e lindi olandesi. Cordel Hull in aprile dichiarò che gli Stati Uniti erano contrari ad ogni cambiamento politiche in Indonesia, e nel mese di maggio propose agli inglesi un passo comune su quest'argomento presso il governo giapponese, senza però prendere alcun impegno di intervento nelle Indie olandesi.

In effetti, è verso l'Indocina che si rivolsero gli interessi del Giappone. Nel giugno del 1940 il governo giapponese chiese al maresciallo Pétain di permettere ad una missione militare giapponese di operare in Indocina. Il suo scopo era di tagliare i rifornimenti verso La Cina nazionalistica di Ciang Kai Scek. Il governatore generale dell'Indocina aveva accettato di sospendere il movimento di materiale bellico, ma questo non bastava giapponesi. La Francia accettò anche l'arrivo di una missione giapponese di osservazione, mentre il Giappone aveva anche chiesto all'Inghilterra di ritirare le sue truppe da Sciangai e di chiudere la frontiera di Hong Kong, come anche la strada della Birmania. In seguito al loro rifiuto, in luglio fu firmato un accordo anglo-giapponese che sospendeva per tre mesi il trasporto di materiale bellico verso La Cina.

Il ministro degli esteri giapponese nel giugno del 1940 aveva dichiarato che era necessario stabilire un nuovo ordine in Estremo Oriente. Si trattava di un vero e proprio ramo politico, che sarebbe stato realizzato "con mezzi pacifici". Quest'ultima frase però scontentò l'esercito. Il governo fu giudicato troppo pacifista e fu obbligata a rassegnare le dimissioni in luglio. Il principe Konoye accettò nuovamente di costituire il nuovo gabinetto, questa volta molto più favorevole ai fautori della guerra. Il programma segreto elaborato dal nuovo governo prevedeva:

  1. Di affrettare la guerra alla Cina;
  2. Di risolvere il problema della "nuovo ordine" nei paesi asiatici, in un quadro di riavvicinamento alla Germania e all'Italia, assumendo un atteggiamento più severo nei confronti della Cina, di Hong Kong e delle concessioni straniere in Cina.

L'occupazione del Tonchino e la risposta americana

Il Giappone, in seguito a questo cambiamento di governo, adottò immediatamente delle misure, indirizzando un ultimatum il 1 agosto al governo di Vichy, in cui esigeva il diritto di inviare delle truppe nella regione del Tonchino e di controllarvi gli aeroporti. Sotto pressione tedesca, il governo francese cedette. Così il 29 agosto fu firmata Tokio un accordo che garantiva queste richieste il Giappone. In cambio il governo nipponico prometteva di rispettare la sovranità francese in Indocina.

Fu inviata e lindi olandesi una missione giapponese che chiese la concessione di privilegi economici specialmente per quanto riguardava l'esportazione di petrolio verso il Giappone. Appoggiato dagli Stati Uniti dall'Inghilterra il negoziatore olandese resistette palmo a palmo.

In queste circostanze il governo americano prese una serie di energiche misure. Nel giugno del 1940 era stata votata una legge "sul rafforzamento della difesa nazionale", che autorizzava il presidente additarono limitare l'invio di qualsiasi prodotto necessario la difesa nazionale. Nei primi di luglio il presidente Roosevelt aveva posto sotto licenza l'esportazione di tre gruppi di prodotti, che includevano l'alluminio e pezzi di ricambio degli aerei. Verso la fine di luglio, Roosevelt firmò un decreto che sottoponeva a licenza l'esportazione dei materiali ferrosi, degli oli e dei carburanti per l'aviazione, fino alla decisione di metà settembre di interrompere completamente l'esportazione di metalli ferrosi. Era il primo grave colpo portato alla produzione bellica giapponese, dal momento che per più della metà dipendeva dalle esportazioni americane. Ma i dirigenti giapponesi continuarono ugualmente la loro politica di espansione territoriale.

Il patto tripartito 

Il Giappone rispose firmando a Berlino, il 27 settembre del 1940, il patto tripartito con la Germania e l'Italia.

Fin dalla sua costituzione, il ministero Konoye era disposto concludere un'alleanza con l'asse e desiderava far riconoscere alla Germania il predominio giapponese nella "sfera estremo-orientale". Von Ribbentrop voleva in cambio di vantaggi tangibili: riconoscimento reciproco del "nuovo ordine" in Europa in Asia e delle "sfera d'esistenza" giapponesi in estremo oriente, e tedesche e italiane in Europa e in Africa. La sfera giapponese si sarebbe estesa fino alle Indie. Il Giappone era risoluto ad usare la forza per raggiungere i suoi scopi, ma si sforzava di rimanere in pace con gli Stati Uniti. Sin dal 25 settembre Von Ribbentrop aveva fatto sapere a Molotov che questa alleanza non era diretta verso l'unione sovietica, ma contro gli Stati Uniti. Il trattato era breve, e negli articoli si fissava quanto detto prima: il riconoscimento del "nuovo ordine" in Asia orientale e in Europa, i principi della cooperazione politica, economica e militare, oltre alla cooperazione in caso di attacco di una de le potenze, ad eccezione di quanto già accaduto nella guerra europea con il conflitto cino-giapponese. I tre paesi si dichiaravano inoltre concordi nel non mutare la situazione politica esistente fra ciascuno di loro e l'unione sovietica.

Contrariamente al patto anti-Komintern, il patto tripartito non era più diretto contro l'unione sovietica ma contro gli Stati Uniti, arbitri della situazione nel Pacifico come in Europa.

Lo sviluppo della cooperazione anglo-americana nel Pacifico nuova linea nuova linea a partire dalla firma del patto tripartito (27 settembre), il governo americano e dei chiaramente coscienza che una guerra con il Giappone era possibile. Il problema era di sapere se bisognava prepararvisi stabilendo un embargo sui prodotti petroliferi, così sarebbe stato sufficiente preparare dei piani di resistenza accordi nati con la Gran Bretagna. Gli inglesi decisero in ottobre, con l'approvazione americana, di riaprire la strada della Birmania interrotta nel rispetto degli accordi di luglio con il Giappone.

La trionfale rielezione di Roosevelt, avvenuta nel 5 novembre, confermò La nuova tendenza dell'opinione pubblica americana in favore di una politica di fermezza. Non fu fatta alcuna promessa di difendere l'India olandesi in caso di attacco, nonostante le pressioni del governo australiano, ma fu accresciuto notevolmente l'aiuto verso La Cina. La politica dell'embargo progressivo nel frattempo in crudele La ogni settimana un numero sempre più crescente di prodotti soggetti a licenza. Furono avvistati anche alcuni politici giapponesi ufficiosamente gli Stati Uniti erano decisi ad appoggiare l'Inghilterra anche rischio di una guerra, dal momento dell'opinione pubblica era sempre più favorevole a questa eventualità.

Verso la fine del gennaio del 1941, iniziarono a Washington incontri segreti tra gli stati maggiori di Inghilterra, Stati Uniti e Dominions britannici. Le decisioni prese Washington furono estremamente importanti. In caso di entrata in guerra degli Stati Uniti era stabilito il principale sforzo militare americano doveva concentrarsi nella Atlantico e in Europa, essendo la Germania il membro principale dell'asse. Gli Stati Uniti avrebbero sviluppato le loro forze nel Atlantico e nel Mediterraneo, in modo da liberare le forze britanniche per la difesa dei territori britannici in estremo oriente. La flotta americana nel Pacifico non sarebbe stata incaricata della difesa di Singapore e, come gli inglesi però auspicavano, ma della produzione delle isole Hawaii, delle Filippine, di Guam e di altre isole del Pacifico. Questo piano fu approvato tra il mese di maggio e il giugno del 1940 dai due governi. Questo non impediva al segretario di Stato di tentare, nel frattempo, numerosi incontri con l'ambasciatore giapponese per tentare di raggiungere un accordo. Sembra infatti che l'ambasciatore giapponese presso gli Stati Uniti fosse sincero nel suo intento di trattativa, ma il suo governo lo poggiava sulla metà: gli americani erano a conoscenza delle realizzazioni giapponesi in quanto erano in grado di decodificare i loro codici segreti.

La base delle discussioni è un progetto secondo quale gli Stati Uniti avrebbero ristabilito completamente le loro relazioni commerciali con il Giappone e sarebbero intervenuti come mediatori presso Ciang Kai Scek, se il Giappone si fosse impegnato ad usare solo mezzi pacifici nei mari del sud, astenendosi dall'aiutare la Germania.

Le esitazioni giapponesi (primavera 1941)

In effetti fu solo durante la primavera del 1941 che il Giappone si preparò seriamente alla conduzione di una guerra. Dapprima il governo giapponese decise di chiarire con Berlino e Mosca La definizione precisa nella zona di influenza giapponese, la conclusione di un accordo con l'Urss che avrebbe armonizzato La politica di questo paese con quella delle potenze del patto tripartito. Il governo giapponese ignorava completamente l'intenzione di Hitler di attaccare l'unione sovietica. Hitler accettava volentieri questa prospettiva e incitava i giapponesi ad entrare immediatamente in guerra.
Matsuoka in un suo viaggio programmato in Germania, nel viaggio di andata il 23 marzo del 1941 passò per Mosca, offrendo a Stalin e a Molotov un patto di non aggressione. Poi dal 27 marzo al 4 aprile ebbe lunghe conversazioni con Hitler e Von Ribbentrop. Questi ultimi cercarono di persuaderlo essendo La disfatta inglesi imminente, il Giappone avrebbe avuto interesse a prendere immediatamente Singapore. Matsuoka, che non aveva il potere di prendere una tale decisione, si limitò a dichiarare che riteneva certa La guerra fra gli Stati Uniti Giappone, ma che non poteva fissarne la data. D'altra parte, Hitler cercò di dissuaderlo da concludere un patto di non aggressione con l'Urss, che avrebbe potuto diventare un nemico, senza però svelare le sue reali intenzioni aggressive nei confronti di questo paese.

Al ritorno Matsuoka passò di nuovo per Mosca: Stalin era cosciente del pericolo tedesco, abbandonò tutte le condizioni che aveva posto prima alla firma di un accordo. Si giunse così il 13 aprile alla firma di un patto di neutralità valido per cinque anni che fu immediatamente approvato dal governo giapponese. I due paesi si impegnavano a rimanere neutrale se l'uno all'altro fossero diventati "oggetto di ostilità da parte di una o più potenze". Nulla era detto invece circa le zone di influenza. Hitler fu assai irritato per la firma di questo trattato.

Il 21 aprile, i principali dirigenti politici e militari giapponesi decisero di continuare i negoziati con gli Stati Uniti, ponendo però deve condizioni che, di fatto, rendevano impossibile un accordo. Si manifestarono due tendenze: quella dell'esercito, favorevole ad una guerra immediata; quella del principe Konoye e della marina, contraria d'una guerra contro gli Stati Uniti e fiduciosi Roosevelt per arrivare al regolamento del conflitto cino-giapponese. Quanto a Matsuoka, tornato dal suo viaggio, desiderava che in caso di guerra tedesco-sovietica, il Giappone combattè si affiancò la Germania. Chiedeva anche che fosse proposto agli Stati Uniti un patto di neutralità. In generale si trattava di un approccio estremamente confuso, cosa che lo indusse anche mandare verso la fine di maggio un messaggio al suo Ribbentrop chiedendogli di vita ad ogni costo una guerra contro la Russia. Quando il 22 giugno del 1941 La Germania attaccò l'Urss, Matsuoka invocò dall'imperatore l'ingresso in guerra del Giappone. Il principe Konoye vi si oppose.

Le decisioni giapponesi (giugno-luglio 1941)

La politica giapponese fu definita nelle conferenze dalla fine di giugno e gli inizi di luglio, nelle quali l'esercito fece prevalere le sue opinioni. Quella del 25 giugno decise l'estensione dell'influenza giapponese in Indocina e in Thailandia. Quella del 2 luglio, decise di spingere Ciang Kai Scek alla capitolazione con una manovra da sud. I preparativi per un eventuale guerra contro gli Stati Uniti l'Inghilterra sarebbero stati completati. Per sbarazzarsi di ogni opposizione, il gabinetto Konoye fu costretto a rassegnare le dimissioni il 16 luglio.

Il primo risultato delle decisioni del 25 giugno e del 2 luglio fu l'occupazione dell'Indocina. Si sa che verso la fine del settembre del 1940, il Giappone aveva ottenuto dei vantaggi dell'Indocina del nord. Aveva in seguito preso parte alla lotta che la Thailandia aveva iniziato contro la Francia (novembre 1940). Anche se le truppe francesi e la marina riportarono qualche   successo, la pressione giapponese non tardò a manifestarsi. Mentre il rapporto di alleanze cooperazione tra Giappone e la Thailandia aumentava, nel gennaio del 1941 quest'ultima accettò la mediazione giapponese sul conflitto scatenato contro la Francia. Minacciata da un intervento giapponese, nel marzo del 1941 il governo di Vichy si era rassegnata cedere alcuni territori della Cambogia e del Laos alla Thailandia. Un trattato di pace era stato firmato nel maggio del 1941.

Ma alla fine del giugno del 1941 con l'appoggio della diplomazia tedesca, il governo giapponese avanzò nuove rivendicazioni a proposito dell'Indocina. Si chiedeva il diritto di occupare nuovi aereoporti e nuove basi navali. In caso di rifiuto l'esercito giapponese si sarebbe impadronito con la forza di questi obiettivi.

Di fronte a queste pressioni, probabilmente sopportati da Berlino, il governo di Vichy cedette e con l'accordo del 31 luglio 1941 sanzionò le rivendicazioni giapponesi. Il Giappone avrebbe potuto inviare delle truppe dell'Indocina del sud; lo scopo di questo era in realtà minacciare Singapore è. L'occupazione ben immediatamente a partire dalla Cina del sud, dove le truppe giapponesi erano molto numerosi.

Di fronte a questa situazione piena di minacce, Gran Bretagna e Stati Uniti decisero di reagire energicamente. Sin dal 20 giugno era stata vietata l'esportazione dei prodotti petroliferi provenienti da tutti porti americani. In luglio ebbero luogo diverse conversazioni anglo-americane per studiare le rappresaglie da adottare nel caso in cui il Giappone avesse effettivamente invaso l'Indocina. Il 24 luglio si apprese che navi da guerra da trasporto cariche di truppe giapponesi erano in viaggio verso il sud dell'Indocina. Il 25 luglio, il presidente Roosevelt chiese di congelare tutti i fondi giapponesi negli Stati Uniti, cosa che danneggia notevolmente gli acquisti nipponici e permise al governo di interrompere ogni eventuale esportazione di prodotti petroliferi verso il Giappone. Si è Roosevelt e Churchill ritenevano che questa misura avrebbe scoraggiato l'intervento in guerra del Giappone nell'immediato. Il governo delle Indie olandesi avrebbe voluto l'assicurazione che gli Stati Uniti sarebbero intervenuti se il paese fosse stato attaccato, ma il governo americano rifiutò di assumersi una simile responsabilità.

In occasione dell'incontro dell'Atlantico tra Roosevelt e Churchill nell'agosto del 1941 al largo di Terranova, la minaccia giapponese costituì uno degli argomenti principali di conversazione fra due uomini di Stato.

Churchill era più pessimista rispetto ad alcune settimane prima e proponeva che fosse dato al Giappone un avvertimento esplicito: proseguendo la sua espansione verso sud rischiava la guerra generale. Roosevelt accettò questo suggerimento, a condizione che fosse accompagnato da un'offerta di conversazioni con il Giappone. Ma Cordel al ritenne che in tal modo questo basta avrebbe esasperato il Giappone. Così ci si limitò due avvertimenti separati.

Gli ultimi i negoziati e il loro fallimento

il governo giapponese pensava di proporre degli incontri personali fra Konoye e Roosevelt e cercò di mitigare l'effetto prodotto sull'opinione pubblica internazionale dalle dichiarazioni dei governi inglesi e americane. Ma Roosevelt si oppose a ciò, nel timore che si sarebbe risolto in una specie di conferenza di Monaco asiatica. Il fallimento di questo progetto affrettò la caduta del governo Konoye. L'idea che i metodi diplomatici erano ormai superati si andava facendo strada in Giappone. Il cinque il 6 settembre una conferenza presieduta dall'imperatore ebbe luogo, dove fu dibattuto il programma della politica giapponese. Si decise che laddove metodi diplomatici non fossero stati più utili per raggiungere un accordo, il Giappone avrebbe mosso guerra agli Stati Uniti all'Inghilterra, e all'Olanda. Il capo di Stato Maggiore dell'esercito dichiarò che la campagna nei mari del sud sarebbe terminata in tre mesi. L'imperatore avanzò seri dubbi in proposito. In effetti l'esercito riteneva che le riduzioni considerevoli della fornitura di prodotti petroliferi e di molte altre materie prime da parte degli Stati Uniti rendeva necessaria una rapida conquista del sud-est asiatico. Ciò implicava la necessità di cacciare gli inglesi da Singapore e gli americani dalle Filippine e dalle altre isole del Pacifico. La data più favorevole per un'operazione di questo tipo sarebbe stata fra ottobre e novembre, al più tardi dicembre. Poiché si era già all'inizio di ottobre, bisognava prendere una decisione. Dopo alcuni giorni di aspre discussioni, prevalse il partito della guerra rispetto a Konoye, che rassegnò definitivamente le dimissioni. Il due e il 5 novembre una conferenza stabilì che sarebbero state fatte agli Stati Uniti delle proposte finali e che se, il 25 novembre, non fosse stata raggiunta alcun accordo, l'imperatore avrebbe deciso nella guerra. Le proposte giapponese precisavano:
uno. Che sarebbe stata accettato il principio dell'uguaglianza economica in Cina e nel Pacifico, se questo uguaglianza fosse stata ammessa nel resto del mondo; nuova linea due. Che dell'unità giapponesi sarebbero rimaste nella Cina del Nord, in Mongolia e nella regione di Hainan per circa 25 anni: le altre truppe giapponesi sarebbero state ritirate dalla Cina entro due anni seguenti ristabilimento della pace dell'ordine; nuova linea tre. Che le forze giapponese in Indocina sarebbero state ritirate quando fosse stata conclusa una giusta pace in estremo oriente.

Se queste proposte, dette "proposte A", fossero state respinte sarebbero state avanzate delle nuove proposte, chiamate Di, per ottenere un modus vivendi. Queste differivano dalla prima in quanti giapponesi si dichiaravano pronti ad evacuare immediatamente il sud dell'Indocina se fosse stato firmato un accordo o gli Stati Uniti, che avrebbero aiutato il Giappone ad ottenere dal Indie olandesi i prodotti di cui aveva bisogno. Il Giappone avrebbe ottenuto compensi in termini di forniture di prodotti. Inoltre gli Stati Uniti non avrebbero aiutato La Cina nella sua lotta contro il Giappone.

Le "proposte A" furono presentate a Cordell Hull La sera del 7 novembre del 1941. Il 10 novembre Roosevelt è praticamente le respinse dichiarando che prima di qualsiasi decisione, il Giappone avrebbe dovuto ritirare le sue truppe della Cina. Furono allora presentate dall'ambasciatore giapponese le "proposte Di", il 20 novembre, che furono però dichiarate subito inaccettabili.

In accordo con il governo britannico, il governo americano respingendo ufficialmente tutte le proposte, offrì all'ambasciatore giapponese una serie di controproposte basate sui principi del diritto internazionale: il Giappone e gli Stati Uniti avrebbero facilitato la firma di patti di non aggressione fra tutti paesi interessati ai problemi dell'estremo oriente. Il Giappone avrebbe ritirato tutte le sue truppe dalla Cina dall'Indocina. È evidente che queste proposte erano assolutamente contrarie alle ambizioni militari giapponesi. Ma non s'immaginava ne nell'opinione pubblica americana, né nei circoli governativi e neppure negli ambienti militari della guerra contro il Giappone fosse imminente. In quel momento, in particolar modo, i preparativi militari americani erano insufficienti.

Il 6 dicembre il presidente Roosevelt indirizzò un ultimo messaggio al imperatore Hiroito. Bisogna ricordare che servizi segreti americani erano riusciti a decifrare i codici giapponesi e conoscevano il senso generale delle proposte nipponiche.

Pearl Harbor

Il 26 novembre, una potente flotta giapponese lasciò le isole Curili e navigava verso Pearl Harbor, nelle isole Hawaii.

La Germania aveva fatto sapere più riprese che si il Giappone fu senza di in guerra contro Gran Bretagna e gli Stati Uniti, si sarebbe immediatamente schierata al suo fianco e avrebbe dichiarato guerra agli Stati Uniti. Il 1 dicembre una conferenza imperiale decise definitivamente l'ingresso in guerra del Giappone. Si tratta ormai di favorire l'effetto sorpresa, fingendo di continuare negoziati.

La mattina del 7 dicembre, i giapponesi attaccavano Pearl Harbor, distruggendo o danneggiando gran parte della flotta del Pacifico. Nel frattempo sbarcavano con delle truppe in Malesia. Il governo americano, mentre prevedeva un attacco in Siam o in Malesia, sembrò essere stato completamente colto di sorpresa per l'attacco a Pearl Harbor. Non era stata presa alcuna precauzione. In effetti questo attacco diede all'opinione pubblica americana un impulso senza il quale la guerra non sarebbe stata possibile. Gli Stati Uniti furono brutalmente cacciati nel conflitto, che diveniva una guerra mondiale.
l'11 dicembre Germania e Italia dichiararono guerra agli Stati Uniti.

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