domenica 14 febbraio 2010

Parte I, Capitolo I, Paragrafi IV e VI (estratti): La Politica Estera Italiana: Fiume, i Balcani e le Colonie

Sulla base del Trattato segreto di Londra del 1915, gli Italiani rivendicavano l’Istria, la Carinzia ed una parte della Dalmazia, ma non Fiume, che fu rivendicata in seguito dal primo ministro Orlando.

Aree rivendicate dall'Italia nel 1919 (Istria e Fiume)

Istria - 1919

Le rivendicazioni jugoslave riguardavano gli stessi territori ed erano in parte sostenute da Wilson, il quale rivolse un appello diretto al popolo italiano per l’abbandono delle rivendicazioni su Fiume senza consultare il nostro governo, provocando l’abbandono temporaneo della Conferenza di pace da parte di Orlando e Sonnino (aprile 1919).

Durante la loro assenza, nel maggio 1919, le potenze si divisero le ex colonie tedesche; al nostro paese non fu assegnata alcuna colonia poiché fu adoperato il sistema dei mandati che non era previsto nel Patto di Londra.

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L’Italia riuscì solo ad ottenere delle piccole rettifiche al confine libico-tunisino (due oasi) e a quello libico-egiziano (un’oasi); l’Inghilterra concesse anche il Giuba in cambio di alcuni diritti italiani sullo Zanzibar.

Colonie Italiane

Il malcontento per la questione coloniale continuò fino alla campagna etiopica condotta da Mussolini.

Tornando alla questione fiumana, alla conferenza di pace fu in seguito deciso su proposta italiana che la questione sarebbe stata direttamente risolta dalle parti in causa, l’Italia e la Jugoslavia, cosa che avvenne con il Trattato di Rapallo del novembre 1920.

Trattato di Rapallo del 1920

Per la pressione congiunta di Francia ed Inghilterra (grazie alle relazioni del nuovo ministro Sforza) e per la caduta elettorale di Wilson, la Jugoslavia dovette accettare un trattato molto svantaggioso, in cui l’Italia otteneva tutto tranne parte della Dalmazia e la città di Fiume, che fu riconosciuta “stato indipendente” (l’occupazione della città da parte delle truppe di D’Annunzio durò dal settembre 1919 al dicembre 1920, dopo la firma del patto).

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Le elezioni per il Parlamento di Fiume si tennero nel 1921 ed i nazionalisti italiani bruciarono le urne, successivamente nel marzo 1922 gruppi fascisti organizzarono con successo un colpo di stato nella città.

Con l’avvento al potere di Mussolini (ottobre 1922) la politica italiana si fa sempre più aggressiva, finché nel 1923, rifiutato un arbitrato, egli invia a Fiume un amministratore italiano.

La Jugoslavia non può far altro che accettare il fatto compiuto, in quanto una richiesta di aiuto rivolta alla Francia non ha esito.

Nel gennaio 1924 fu firmato il patto di Roma, con il quale fu riconosciuta la potestà italiana su Fiume.

Sempre nell’ambito dei rapporti italiani con la Grecia e la Jugoslavia, si inserisce un problema molto importante nell’instabile regione balcanica, quello dell’Albania.

L’Italia aveva delle mire sul piccolo stato per contrastare la neo potenza jugoslava che si andava formando di fronte le sue coste.

Si giunse ad un patto segreto con la Grecia (accordo Tittoni-Venizelos, luglio 1919), con il quale l’Italia annetteva Valona e otteneva il mandato sull’Albania con il sostegno greco, la Grecia era sostenuta dall’Italia nelle sue rivendicazioni sulla Tracia e sull’Epiro.

Ma qualche mese dopo i greci resero pubblico l’accordo, scatenando proteste in Jugoslavia ed un’insurrezione anti-italiana a Valona (fu in seguito all’occupazione delle coste turche a danno della Grecia). L’accordo fu così denunciato dal nostro governo, che in seguito cercò di intrattenere rapporti di amicizia con l’Albania in mancanza del protettorato.

L’Italia mussoliniana ebbe gravi contrasti anche con la Grecia.

Nel 1923 un ufficiale italiano fu assassinato dai greci nella rilevazione del confine albanese; Mussolini invase per reazione l’isola di Corfù, liberandola solo dopo l’intervento diplomatico degli altri membri del Consiglio della SDN.

 

Negli anni seguenti la Grecia si trovò in conflitto con la Bulgaria per il controllo di territori di frontiera (un azione militare greca fu fermata dall’intervento della SDN, l’unico efficace della sua breve storia), ma anche con l’Albania e la Jugoslavia per fattori etnici e territoriali.

Sentendosi perlopiù tradita dalle clausole del Trattato di Versailles, l’Italia appoggiò le richieste dei paesi revisionisti (Ungheria e Bulgaria), contro quelle dei paesi della Piccola Intesa (Jugoslavia, Romania e Cecoslovacchia, che di certo non erano revisionisti ed erano appoggiati dalla Francia).

Nonostante ciò l’Italia di Mussolini riuscì a stringere proficui rapporti con la Cecoslovacchia (trattato di amicizia del 1924) e con la Romania nel 1926 (grazie al filo-italianismo del generale Averescu), soprattutto sulla comune base di opposizione all’anschluss austro-tedesca.

Re Zogu di AlbaniaLa competizione italo-francese continuava anche nel settore balcanico: con l’avvento di Mussolini i rapporti tra Italia ed Albania si rafforzano, grazie anche alla firma di un patto di amicizia e di sicurezza firmato nel 1926 con il re Zogu, il quale aveva tradito l’appoggio che gli era stato dato dagli jugoslavi per impadronirsi del potere. Con questo patto l’Italia riconosceva l’integrità territoriale dell’Albania, i due stati si impegnavano a sottoporsi ad arbitrato e a non pregiudicare con accordi gli interessi dell’altra parte.

Questo trattato peggiorò ulteriormente i rapporti tra Italia e Jugoslavia (che aveva a sua volta stipulato un trattato di alleanza ed amicizia con la Francia), al punto che nel 1927 furono interrotte le relazioni diplomatiche tra i due paesi e non fu rinnovato il “patto di amicizia e di collaborazione cordiale” firmato a Roma nel 1924; successivamente Mussolini siglò con Zogu un vero e proprio trattato di alleanza militare, facendo entrare definitivamente l’Albania nella sfera di influenza italiana.

Nell’aprile 1927 l’Italia siglò un trattato di amicizia anche con l’Ungheria che prevedeva, però, solo i casi di arbitrato e non comportava alleanze.

Tuttavia Mussolini considerava la zona danubiana una naturale zona di espansione italiana ed il governo ungherese stesso affermò che “l’Ungheria entrava nella sfera degli interessi politici italiani”, in cambio di un appoggio che negli anni seguenti il Duce dette alle sue rivendicazioni revisioniste.

Sulla questione coloniale Mussolini dichiarò che “l’Italia aveva fame di colonie” e nel 1925 fu siglato una accordo anglo-italiano circa la spartizione delle zone di influenza in Etiopia, stato sovrano membro della SDN dal 1923.

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L’accordo fu contestato da Francia ed Etiopia alla Società delle Nazioni, ma Mussolini riuscì a rassicurare il governo etiope sulla sua indipendenza futura, cosicché nel 1928 fu siglato un trattato di amicizia tra Italia ed Etiopia che prevedeva procedure di conciliazione e di arbitrato e assicurava l’indipendenza dello stato africano.

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