sabato 20 febbraio 2010

Parte I, Capitolo I, Paragrafo VI: I Problemi Coloniali

Il sistema dei mandati

Nella riunione di Londra tra esperti americani ed inglesi del novembre 1918 si definirono i modi per privare la Germania delle sue colonie e spartirle tra i paesi vincitori senza procedere ad annessioni dirette.

A tal fine fu usato il “sistema dei mandati” in cui la Società delle Nazioni, erede degli imperi, conferiva alcuni mandati a paesi successori della Germania per amministrare temporaneamente alcuni territori (poiché giuridicamente non si trattava di annessioni l’Italia non poté chiedere alcun territorio promesso).

I mandati si dividevano in tre categorie:

  • tipo A: paesi dell’ex impero ottomano, che dovevano scegliere una potenza tutrice la quale li avrebbe condotti alla piena indipendenza.
  • tipo B: paesi dell’Africa, ritenuti incapaci di autoamministrarsi, sarebbero stati divisi tra le potenze mandatarie.

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Mandates in the Middle east and Africa

  • tipo C: paesi del Sud Ovest dell’Africa e alcune isole del Pacifico, governati direttamente dalle potenze mandatarie con le proprie leggi.

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Mandates in the Pacific

La maggior parte dei mandati B e C furono assegnati nel maggio 1919 dal Consiglio Supremo; la delegazione italiana era assente (che protestava per il proclama di Wilson indirizzato al popolo italiano, senza aver interpellato il governo) e non partecipò alla divisione poiché, secondo Balfour, il Patto di Londra non prevedeva il sistema dei mandati.

Ripartizione dei mandati

La Francia ottenne il Togo, l’Inghilterra ebbe il Camerun e la totalità dell’Africa Orientale tedesca, l’Australia ottenne le isole tedesche nel Pacifico a sud dell’Equatore, quelle a nord andarono al Giappone.

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Colonie tedesche al 1919

Il problema degli ex possedimenti tedeschi in Cina

Più delicata fu la questione degli ex possedimenti tedeschi in Cina: il Giappone, che aveva occupato quei territori nel 1915, quindi ne chiedeva il riconoscimento ufficiale ai danni della Cina, tenuto conto che la questione era stata regolata con la Cina in specifici accordi stipulati nello stesso anno.

Da principio gli USA, appoggiarono la Cina, basandosi specialmente sulla dottrina di Wilson che contrastava tutte le azioni politica internazionale volte ad impedire il principio di autodeterminazione dei popoli: per queste ragioni l’opinione pubblica americana intendeva sostenere la Cina che reclamava la restituzione dei territori, oltre ché l’annullamento dell’effetto dei Trattai ineguali ottenuti con la violenza da parte del Giappone.

Il Giappone nel 1919 alla Conferenza di Pace fece valere con forza questa sua posizione, minacciando di non stipulare il Trattato di Pace e quindi di non partecipare alla Società delle Nazioni. Wilson, di fronte a questo rischio dovette cedere, anche sotto il rischio di dover eliminare le regole restrittive vigenti nel suo paese nei confronti dell’immigrazione gialla. Il Giappone ottenne quanto richiesto.

La decisione scatenò in Cina violente proteste e manifestazioni, oltreché il delegato Cinese rifiutò di firmare il Trattato di Versailles, e quindi di partecipare alla Società delle Nazioni. Le concessioni di Wilson al Giappone, finirono anche per minare il consenso all’operato del Presidente da parte dell’opinione pubblica americana: fu questo sicuramente uno dei motivi per cui il Trattato di Versailles non fu ratificato dal Senato Americano.

La questione fu in parte risolta solo nella conferenza di Washington del 1922, dove il Giappone versò una indennità alla Cina.

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