sabato 27 febbraio 2010

Parte I, Capitolo IV, Paragrafo III: Situazione dell’Africa e del Medio Oriente.

 

In Africa solo Sudafrica, Egitto, Etiopia e la Liberia erano Stati indipendenti, il resto dell’Africa era una colonia europea.

Abbiamo visto l’accordo stipulato tra Italia ed Inghilterra che diede agli italiani il controllo su una zona di influenza in Etiopia, seguito poi dal Trattato di amicizia e collaborazione firmato con gli etiopici nel 1928.

L’Egitto ha invece una storia a parte. Protettorato inglese, di fatto, già dal 1882, esso aveva un’ampia autonomia all’interno dell’impero ottomano; nel 1914 gli inglesi lo trasformarono ufficialmente in un loro protettorato.

Si creò, però, un movimento di protesta nazionale che portò a delle trattative durante il 1922 per la concessione del self-government; queste si conclusero con un atto unilaterale con cui gli inglesi mettevano fine al protettorato con alcune riserve (le comunicazioni dell’impero dovevano essere garantite, la difesa dell’Egitto spettava all’Inghilterra, il Sudan restava in statuto di condominio).

Faud I fu nominato “re d’Egitto” nel 1923 e l’anno dopo si tennero le prime elezioni, in cui il Wafd ebbe la maggioranza in opposizione alla corona.

Un primo incontro tra il presidente del consiglio egiziano e il primo ministro inglese MacDonald non portò ad alcun accordo, pochi mesi dopo fu assassinato il governatore generale inglese del Sudan e l’Inghilterra reagì ordinando l’evacuazione di tutte le truppe egiziane dal Sudan.

Un secondo progetto di trattato fu respinto dal governo egiziano nel 1927, un terzo progetto fu boicottato dalla maggioranza del Wafd nel 1929, un quarto negoziato fu interrotto nel 1932; sembrava impossibile ottenere un risultato.

Con la caduta dell’Impero ottomano i territori del Medio Oriente (penisola araba, Palestina, Iraq, Siria, Libano) divennero regioni instabili e di difficile controllo per le potenze occidentali.

Ovviamente le spoglie dell’Impero furono divise tra Francia ed Inghilterra, che già da tempo erano interessate alle enormi quantità di petrolio di quelle terre; in mancanza dell’impossibilità giuridica di una occupazione diretta esse usarono il mezzo del “mandato della Società delle Nazioni”.

Esso consisteva in un vero e proprio contratto tra la SDN ed uno stato in cui si fissavano le regole con le quali lo stato doveva condurre all’indipendenza un territorio occupato militarmente.

Secondo gli accordi segreti Sykes-Picot del 1916 la Francia avrebbe avuto il mandato sulla Siria e sul Libano, l’Inghilterra sulla Palestina e l’Iraq.

- Ma questi mandati creavano una distinzione tra i paesi arabi, poiché la penisola arabica (nonostante fosse una zona più arretrata rispetto alle altre) fu considerata l’unica regione della zona capace di “autogovernarsi”.

clip_image002

Suddivisione territoriale degli accordi di Sykes-Picot

L’Arabia Saudita e Ibn Saud

Nel 1918 cominciarono in Arabia gli scontri per la conquista del potere da parte delle famiglie dominanti, che si concluse nel 1925 con la vittoria di Ibn Saud; egli proclamò la nascita del regno arabo-saudano, stabilendo la capitale nella sua città di origine, Riyadh.

In quell’anno egli ottenne anche il riconoscimento inglese, suggellato da accordi di confine: a sud della penisola Saud dovette rinunciare allo Yemen (dove avevano interessi inglesi ed italiani), mentre al nord non ottenne il confine con la Siria poiché avrebbe interrotto le comunicazioni tra i mandati britannici di Iraq e Transgiordania.

clip_image004

La Siria

clip_image006 Durante la guerra le due potenze sostennero i movimenti separatisti arabi contro l’Impero ottomano; durante il 1918 vi fu nei territori turchi una rivolta araba appoggiata dagli inglesi che condusse il capo degli arabi, Faysal, alla conquista di Damasco, in Siria, nell'ottobre dello stesso anno.

Il sogno di Faysal era quello di creare un vasto stato arabo unito ed indipendente, ma questi progetti si scontrarono duramente con le ambizioni delle due potenze europee che, oltre ad ottenere i mandati dalla Società delle Nazioni, avevano intenzione di imporre la nascita in Palestina di uno stato nazionale ebraico.

Nel corso del 1919 Faysal cercò quindi di rafforzare il suo potere in Siria ma, con lo sbarco delle truppe francesi in Cilicia e nella stessa Siria, egli adottò la resistenza “diplomatica” facendosi proclamare re di Siria (1920).

Questo non impressionò più di tanto gli europei, infatti la conferenza di Sanremo del 1920 confermò i mandati assegnati permettendo alle truppe francesi di entrare tra gravi scontri a Damasco. Faysal fu espulso nello stesso anno.

Nel 1924 i francesi trasformarono la Siria in uno stato unitario che, da allora, è rimasto sempre diviso dal Libano.

 

Il Mandato Francese sulla Siria

Dal 1925 al 1927 vi furono violenti scontri di matrice soprattutto religiosa a causa soprattutto dell’anticlericalismo del generale francese Sarrail che scatenò la rivolta della popolazione cristiana libanese.

A causa di questa situazione lo sviluppo socio-politico della regione fu ritardato: il Libano ebbe una costituzione nel 1926, la Siria nel 1930.

Anche gli inglesi dovettero affrontare in Iraq una rivolta popolare avente l’obiettivo di porre sul trono Faysal, appena cacciato dalla Siria dai francesi. Essi si dichiararono pronti a concedere la piena indipendenza all’Iraq sotto un regno ereditario, cosicché Faysal fu nominato re nel 1921.

La completa indipendenza doveva essere concessa nel 1923 ma fu rimandata di alcuni anni in quanto gli inglesi aiutarono l’Iraq a conquistare i diritti sulla ricca zona petrolifera di Mosul, ai danni della Turchia.

L’Iraq fu dichiarato indipendente nel 1930, anno in cui entrò a far parte della SDN e stipulò un trattato di alleanza militare con l’Inghilterra.

La Palestina

Diversa la situazione circa l’altro mandato inglese in Palestina.

La zona comprendeva i territori palestinesi e la Giordania, non distinti culturalmente bensì uniti dall’unica fonte d’acqua nella zona, il Giordano.

Nonostante ciò gli inglesi decisero, nel 1922, di separare i due territori allo scopo di creare una zona araba ed ebraica in Palestina (Cisgiordania) ed una araba (Transgiordania) in cui l’immigrazione ebraica doveva essere frenata.

La creazione di uno stato nazionale ebraico era sostenuta dalle potenze europee (Giappone ed USA non se ne interessavano) poiché nei territori palestinesi vivevano già circa 60.000 ebrei (un decimo degli abitanti).

Gli Inglesi adottarono una politica incerta mentre gli arabi, timorosi dell’aumento della popolazione ebraica, crearono il Comitato Esecutivo Arabo, che riuniva arabi cristiani e musulmani sul piano politico.

Il fragile equilibrio fu spezzato nel 1929, dopo un parziale ritiro delle truppe inglesi (fiduciosi nella convivenza tra le due etnie): vi furono scontri in cui molti ebrei furono uccisi, perciò gli inglesi intensificarono l’occupazione militare e permisero la creazione dell’Agenzia Ebraica, un’autorità amministrativa che doveva regolare l’immigrazione degli ebrei in Palestina e limitarla in Transgiordania (organizzazione già prevista nel mandato).

In Transgiordania gli inglesi adottarono soluzioni più autoritarie: il nuovo sovrano Abdullah doveva accettare i consigli del governo britannico in politica estera ed economica ed il controllo su alcune leggi importanti, l’indipendenza avrebbe richiesto l’adozione di un regime costituzionale.

Nella già difficile situazione si inseriva la presenza in Palestina dei luoghi santi della religione cristiana (la Francia si autonominò protettrice di questi luoghi), le differenze sostanziali a livello economico e sociale che ostacolavano l’integrazione tra israeliani e palestinesi, come la gestione delle terre, l’impiego della tecnologia e l’assiduità nel lavoro degli ebrei, sconosciute o differenti nel mondo arabo (si pensi che le terre erano equamente divise dall’autorità religiosa).

Durante il periodo della persecuzione nazista (dal ‘33-’34) il numero degli ebrei in Palestina arrivò a 500.000, ¼ della popolazione araba.

Nessun commento:

Posta un commento