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Parte II, Capitolo V, Paragrafo VII
Il trattato sui cacciatorpediniere americani.
È fuori dubbio che il presidente Roosevelt e l'opinione pubblica americana restarono impressionati dalla rapida disfatta della Francia e dei messaggi disperati del presidente Raynaud. Churchill lo capii e decise di giocare fin in fondo La carta americana. Pertanto sin dal 15 maggio del 1940, nel suo primo telegramma indirizzato in qualità di primo ministro al presidente Roosevelt, Churchill domandò "il prestito di alcuni vecchi cacciatorpediniere per operare una saldatura fra quelli attualmente in uso e le costruzioni messe in cantiere all'inizio della guerra".
Il presidente Roosevelt era assai ben disposto; comprendeva che una rapida disfatta dell'Inghilterra avrebbe messo gli Stati uniti in una situazione molto pericolosa e, nonostante alcune difficoltà legali, non esitò a votare gli arsenali americani per rifornire di armi con tutta la rapidità possibile l'Inghilterra. Nonostante egli si trovasse in piena campagna elettorale presidenziale, aveva assunto questa decisione.
Alla fine di luglio del 1940, era chiaro che l'Inghilterra avrebbe accettato di dare in affitto delle basi nei possedimenti britannici in America in cambio del prestito immediato di queste navi. Si trattava peraltro per l'Inghilterra di una necessità vitale. Però per i Stati Uniti, questo significava la fine dell'isolazionismo e il passaggio dalla neutralità alla non belligeranza. I negoziati proseguirono per tutto il mese di agosto. Bisognava calmare l'opinione pubblica americana, preoccupata per le responsabilità che il governo americano si stava assumendo, e l'opinione pubblica britannica per le cessioni territoriali fatte agli Stati Uniti. Churchill da parte sua cercò di evitare che questa transazione avesse l'aria di una contrattazione. Per cui con uno scambio di note i britannici offrirono agli americani delle basi in affitto in vari territori dell'America, in cambio di 50 cacciatorpediniere che sarebbero stati messi a disposizione della Gran Bretagna. Non era un trattato, ma un Executive Agreement, che permetteva di evitare il voto di approvazione da parte del Senato americano.
Il 16 settembre del 1940 fu programmata una legge che istituiva il servizio militare negli Stati Uniti. Il presidente Roosevelt, nonostante la violenza e gli isolazionisti fu trionfalmente rieletto nel novembre del 1940. L'opinione pubblica americana sosteneva la politica di appoggio l'Inghilterra. Questo permise al presidente di far un nuovo passo: la proposta della legge "affitti e prestiti".
La legge "affitti e prestiti".
Mentre il governo americano aumentava sistematicamente le consegne di armi alla Gran Bretagna, si presentava un grave problema. La legge del novembre 1939 obbligava i britannici a pagare in contanti tutte le armi ricevute. Ma le finanze dell'Inghilterra nel novembre del 1940 erano prossime all'esaurimento. Si nei primi di dicembre, Churchill scrisse al presidente Roosevelt una lunga lettera in cui, oltre a descrivere il quadro completo delle operazioni militari in corso, sosteneva che la guerra sarebbe stata lunga. Occorreva affrontare la questione dei pagamenti, e chiedeva quindi agli Stati Uniti di non lasciare che l'Inghilterra si rovinasse completamente. Non suggeriva però alcuna soluzione.
Il presidente Roosevelt, che ricevete questo messaggio mentre era in crociera nel Mar dei Caraibi, ne rimase molto impressionato ed esaminò le soluzioni che poteva dare al problema. Capì che lo sforzo di riarmo americano, combinato con l'aumentato aiuto ai britannici, doveva implicare un cambiamento profondo nella vita economica del paese. Bisognava lanciarsi in un vasto sforzo di guerra con tutti i sacrifici che comportava.
Così il 17 dicembre propose un sistema che consisteva nel prestare in affitto tutto il materiale di cui l'Inghilterra o qualsiasi altro paese amico potesse avere bisogno. Un progetto di legge fu immediatamente sottoposto al congresso, che nonostante l'opposizione degli isolazionisti, lo provò. La legge "affitti e prestiti" fu infine promulgata l'11 marzo del 1941. Essa permetteva al presidente di far fabbricare, acquistare e consegnare a qualsiasi paese la cui difesa egli ritenesse vitale per gli interessi degli Stati Uniti, armi e ogni sorta di prodotto necessario. La contropartita per i Stati Uniti consisteva in un pagamento o in un rimborso in natura o in beni o in qualsiasi altro vantaggio che il presidente avesse giudicato soddisfacente. I due caratteri di questa legge erano:
1. Si apriva all'Inghilterra una linea di credito praticamente illimitata;
2. Al presidente veniva dato l'immenso potere di utilizzare a suo giudizio produzione bellica americana.
La legge sarebbe stata valida fino al 30 giugno del 1943; sarebbe stata rinnovata fino all'agosto del 1945.
Eden al Foreign Office.
Durante la crociera del presidente Roosevelt, era morto l'ambasciatore britannico. Churchill pensò di sostituirlo con il vecchio Lloyd George, lasciando cadere la sua scelta a capo del Foreign Office sul Lord Halifax. Era un modo di dimostrare l'importanza che egli attribuiva a questa funzione. Lord Halifax rimase ambasciatore Washington per sei anni. Fu sostituito al Foreign Office da eden, che aveva già diretto questo ministero e al quale Churchill era legato da un'amicizia. Roosevelt pensò così di inviare in missione presso Churchill un suo rappresentante personale, Harry Hopkins, che si insediò a Londra il 9 gennaio. Grazie a Hopkins, Roosevelt poté essere costantemente informato sulla necessità britanniche.
L'aiuto alla Russia.
Dopo l'attacco tedesco alla Russia, si presentò al problema in viale tutto materiale possibile per aiutarla a resistere all'aggressione. Churchill aveva dichiarato fin dal giorno dopo dell'attacco, il 23 giugno, che l'Inghilterra avrebbe aiutato a fondo l'Urss contro la Germania. Roosevelt, prima di prendere posizione, desiderava conoscere le necessità dell'armata Rossa. Decise quindi di inviare Hopkins prima a Londra e poi a Mosca. Hopkins incontrò prima Churchill, poi, dopo essersi recato a Mosca, incontrò Stalin e Molotov. Stalin gli diede subito fiducia egli espose francamente le necessità sovietiche in fatto di armamenti. Sul piano politico, Hopkins discusse il problema giapponese con Molotov che dichiarò di non avere preoccupazioni nell'immediato. Hopkins è fu colpito dalla fiducia che Stalin aveva nell'esito favorevole della guerra. Fin dal 16 agosto seguente gli ambasciatori britannico e americano a Mosca offrirono ufficialmente all'Urss l'aiuto dei rispettivi paesi. Il 30 ottobre ci fu uno scambio di lettere Roosevelt-Stalin, al quale seguì un ulteriore scambio di lettere che ne fissava le modalità di aiuto.
L'incontro dell'Atlantico.
Fin dal suo primo viaggio in Inghilterra, Hopkins aveva compreso l'utilità che avrebbe avuto un incontro fra Churchill e Roosevelt. Si pensava di organizzarlo nella primavera del 1941, ma la situazione era ancora troppo grave. Si pensò quindi di organizzarlo per il mese di agosto del 1941. Churchill e Hopkins si imbarcarono su una corazzata, che si trovò il 9 agosto per l'appuntamento fissato al largo di Terranova. Roosevelt arrivò con un incrociatore americano. La conferenza durò fino al 12 agosto. Fra i due uomini di stato furono dibattuti: principali: la minaccia di aggressione giapponese e il progetto di una "carta dell'Atlantico". Hopkins riferì degli incontri che aveva avuto con Stalin.
Quanto alla carta dell'Atlantico, essa si spiega con il timore che aveva Roosevelt di vedere la Gran Bretagna impegnarsi, com'era caduta nella prima guerra mondiale, in una politica di accordi segreti che prevedessero spartizioni territoriali. Roosevelt non voleva includere un progetto di una nuova organizzazione internazionale per il dopoguerra. La carta si sarebbe limitata ad enumerare otto principi democratici di natura generale che dovessero regolare le relazioni internazionali. I due firmatari non avrebbero ricercato alcun ingrandimento territoriale; non sarebbe stata effettuata alcuna modifica territoriale senza l'accordo liberamente espresso del popolazioni interessate. Dopo la distruzione del nazismo, sarebbe stata elaborata una pace che avrebbe garantito la sicurezza internazionale. Più importante ancora fu la decisione di principio, che in caso di entrata in guerra degli Stati Uniti, essi avrebbero dato la priorità alla lotta contro la Germania.
Il 9 aprile fu firmato a Washington un accordo fra il segretario di Stato Cordell Hull e i ministri danesi, per garantire la difesa della Groenlandia e per installarvi delle basi navali e aerei, pur restando il paese sotto la sovranità della Danimarca. Così l'8 luglio delle truppe americane sbarcarono in Islanda. L'11 settembre il presidente Roosevelt, agendo in qualità di capo supremo delle forze armate americane, ordinò alle navi da guerra di attaccare le navi da guerra dell'asse che fossero penetrate nella zona di difesa americana. Qualche giorno dopo il ministro della marina annunciò che la marina americana intendeva proteggere i convogli che trasportavano materiale bellico a titolo di "affitti e prestiti" tra gli Stati uniti e la zona dell'oceano vicino a l'Islanda.
Così molto tempo prima di Pearl Harbour, gli Stati Uniti avevano praticamente abbandonato la loro posizione di neutralità; il loro aiuto all'Inghilterra si sviluppava tutto campo. Il presidente Roosevelt aveva accettato l'idea che la democrazia americana si difendesse di fronte al rischio di una guerra.
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