Parte II, Capitolo VI, Paragrafo II
Roosevelt e Cordell Hull.
Nel marzo del 1933 il nuovo presidente democratico Roosevelt prestò giuramento e assunse il potere. Scelse come segretario di Stato un uomo politico conosciuto, da lungo tempo membro del congresso: Cordell Hull.
Lo mantenne come collaboratore fino al novembre del 1944. In apparenza nulla era cambiato rispetto La politica estera dei repubblicani. Nel suo discorso inaugurale, Roosevelt non parlo quasi mai dei problemi di politica estera: ciò parve indicare un isolazionismo pronunciato. L'unica allusione rilevante alle relazioni internazionali, era la volontà che gli esprimeva di predicare nei riguardi delle repubbliche dell'America Latina una politica di non intervento e di "buon vicinato".
È probabile che nel 1933 Roosevelt, già fautore dell'idea di Wilson e della società delle nazioni, fosse deluso dai fallimenti dall'inefficienza di quest'ultimo. D'altra parte, la terribile crisi economica in cui si dibattevano gli Stati Uniti lo incitava a occuparsi soprattutto dei problemi interni. Egli non credeva all'efficacia degli accordi economici internazionali.
In effetti Cordell Hull, fautore dichiarato di una diplomazia leale pubblica e della sicurezza collettiva, era molto meno isolazionista e neutralista di quanto non sembrasse. Dover tener conto di tutte le sue azioni il movimento di opinione pubblica che faceva dell'isolazionismo un caposaldo da politica estera americana. Il Senato soprattutto nel baluardo. Ne risultò, fino al 1939, una politica estera timida e principalmente rivolta verso l'America Latina. Gli Stati uniti favorirono società delle nazioni ma senza osare entrarvi e nemmeno appoggiandola in fondo, la loro politica rende efficace di fronte nazionalismi scatenati e metodi brutali di Germania, Italia e Giappone.
Così Cordell Hull voleva che gli Stati Uniti mettessero l'embargo su tutte le forniture di armi ad un paese aggressore. Peraltro il governo americano era sei contrario alle persecuzioni degli ebrei in Germania, preoccupato dal riarmo tedesco ma contento di vedere il governo di Hitler ridurre rimborso delle somme investite dai capitalisti americani in Germania, e si contentò in tutti questi casi solo che di prime timide proteste.
L'allacciamento delle relazioni diplomatiche con l'Urss.
Uno dei primi atti della nuova amministrazione fu l'allacciamento delle relazioni diplomatiche con l'Urss. Il segretario di Stato riteneva che un riavvicinamento con questo paese potesse essere molto utile per la causa delle democrazie, riuscendo a convincere il presidente Roosevelt sull'opportunità di tale atto. La Russia aveva bisogno di crediti americani per il completamento del suo primo piano quinquennale. Gli Stati Uniti da parte loro auspicavano di veder regolata la questione dei debiti russi verso i creditori americani. E si può desideravano l'impegno sovietico di non intervento negli affari interni americani attraverso il partito comunista.
Così nell'ottobre del 1933 Roosevelt indirizzò una lettera a Kalinin per domandare l'avvio delle trattative per la risoluzione delle difficoltà in corso. Quest'ultimo rispose cordialmente, ma lascia intendere che sarebbe stato meglio ristabilire in primo luogo le relazioni diplomatiche e poi ritentare in seguito di risolvere difficoltà. Fu raggiunto un accordo verso la metà di novembre del 1933. Fu inviato come ambasciatore a Mosca William Bullit.
Subito però cominciarono delle difficoltà per l'interpretazione del trattato appena stipulato, soprattutto sulle modalità di rimborso dei debiti russi verso capitalisti americani. Così sebbene i rapporti fossero stati ristabiliti, le relazioni restarono mediocri.
Il "buon vicinato".
Più felice fu invece la politica di Washington in America Latina. Hoover aveva già fatto delle concessioni, ma la sfiducia nei confronti degli Stati Uniti da parte delle repubbliche americane era molto alta. Cordell Hull e Roosevelt decisero di fare tutto il possibile per migliorare situazione. Era essenziale proclamare il principio del "non intervento" ed applicarlo rigorosamente per diminuire le diffidenze dei latino americani.
A Cuba fu nominato ambasciatore Samner Welles che cercò di rivestire il ruolo di mediatore fra le fazioni che si disputavano il potere.
La conferenza di Montevideo.
Cordell Hull insistette perché la conferenza di Montevideo avesse luogo alla data fissata e decise di assumere egli stesso La direzione della delegazione americana. Ciò incoraggiò diversi altri paesi americani ad inviare i loro ministri degli affari esteri. Il suo scopo era triplice:
1. Voleva far proclamare la necessità di abbassare diritti di dogana, al fine di incoraggiare il commercio.
2. Voleva domandare a tutti i 21 Stati americani la ratifica dei cinque accordi in favore della pace firmati allora solo da alcuni di essi. Erano il "trattato per evitare o prevenire i conflitti fra gli Stati americani", firmato a Santiago del Cile nel 1923; il patto Briand-Kellog del 1928; la convenzione intera americana di conciliazione, firmata Washington nel 1929; la convenzione intera americana di arbitrato, firmata nella stessa data; il patto contro la guerra, proposto dal ministro argentino nell'ottobre del 1933 al quale però gli Stati Uniti avevano rifiutato di aderire.
3. Desiderava che la conferenza imponesse una tregua nella guerra del Chaco .
Suggerì quindi la riduzione dei diritti doganali, anche se non immediatamente perché la politica degli Stati Uniti del New Deal lo impediva. Inoltre fu avanzata la proposta di un accordo con il quale tutti paesi americani si impegnassero rinunciare al mezzo dell'intervento negli affari interni degli altri Stati. Contrariamente alla posizione assunta nel 1928 dagli Stati Uniti, Cordell Hull, tra sorpresa generale, accettò questo impegno. Il successo personale del segretario di Stato fu considerevole.
Cuba, Haiti e Panama.
Al ritorno a Montevideo, Cordell-Hull apprese che il governo cubano era stato rovesciato da un colpo di Stato e che il nuovo presidente Mendieta offriva alcune garanzie. Così il governo americano riconobbe il suo governo. Fu firmato agli Stati Uniti e Cuba un nuovo trattato che sopprimeva il diritto di intervento per i Stati Uniti, lasciando loro solamente il diritto di mantenere la base navale di Guantanamo . Nel 1009 35 fu revisionato anche il trattato con Panama. Infine nell'agosto del 1933, fu firmato un accordo con aiuti che annunciava il ritiro delle truppe americane: cosa che avvenne effettivamente nell'agosto del 1934. La politica di "buon vicinato" era così applicata senza riserve.
Fine della guerra del Chaco.
Più difficile fu la realizzazione della pace fra il Paraguay e la Bolivia. La società delle nazioni avendo deciso l'embargo sulle armi destinate due paesi (maggio 1934), Cordell-al ottenne dal congresso degli Stati Uniti di unirsi all'azione dell'organismo internazionale.
In effetti la società delle nazioni aver fallito i suoi scopi. Il confine fu risolto grazie alla mediazione della gentile del Cile, al quale si unirono anche il Brasile, il Perù, l'Uruguay e gli Stati Uniti. I mediatori si unirono nel maggio del 35 a Buenos Aires; in giugno i due avversari accettarono di firmare un accordo e di smobilitare le forze.
La commissione Nye .
Mentre finiva La guerra del Chaco, l'Italia si preparava nel frattempo ad attaccare l'Etiopia. Questa situazione, unito all'ondata di isolazionismo, spiega il perché il congresso abbia votato le leggi di neutralità. Per meglio comprendere, è indispensabile sapere che nel febbraio del 1934 il senatore repubblicano Nye aveva proposto la creazione di una commissione d'inchiesta sulla vendita di armi e munizioni da parte i fabbricanti americani persi paesi stranieri. Nye fu nominato presidente della commissione che lavoro con zelo, e arrivò a dimostrare che gli Stati Uniti erano entrati in guerra nel 1917 semplicemente a causa della pressione dei banchieri e dei fabbricanti d'armi, i quali, avendo commerciato quasi esclusivamente con gli alleati, volevano ad ogni costo la loro vittoria per essere rimborsati più sicuramente. Senza preoccuparsi delle possibili ripercussioni diplomatiche, La commissione pubblicò dei documenti confidenziali provenienti da governi stranieri. I giornali si impadronirono di queste informazioni e l'opinione pubblica americana ebbe la convinzione che gli Stati Uniti avrebbero potuto essere tenuti fuori dalla guerra evitando di fornire armi ai paesi belligeranti. Isolazionisti ad oltranza ritenevano inutile rafforzare la neutralità, possibile in ogni modo. Roosevelt e il suo segretario di Stato Cordell Hull non erano contrari all'idea di porre l'embargo su tutte le armi, ma si auguravano che il potere esecutivo restasse padrone di decidere quando sarebbe stato applicato l'embargo. Il congresso americano, al contrario, preferiva una legislazione imperativa, che obbligasse il potere esecutivo ammettere l'embargo sulle armi destinate tutti belligeranti.
La prima legge di neutralità.
Nel luglio del 1935, mentre la minaccia di guerra fra l'Italia e l'Etiopia si faceva più seria,, il Dipartimento di Stato propose un progetto di legge sulla neutralità e l'embargo delle armi.
Il 31 agosto del 1935, Roosevelt affermò una legge di neutralità. Questa legge, valida per sei mesi, obbligava il presidente a porre l'embargo su ogni invio di armi ai belligeranti, chiunque si fossero, purché esistesse lo stato di guerra. Roosevelt aveva accettato questa limitazione alla sua libertà di azione perché sperava che al termine dei sei mesi la legge potesse essere modificata.
Due giorni dopo lo scoppio della guerra italo-etiopica, il 5 ottobre, fu proclamato l'embargo delle armi dirette verso questi due paesi. Il segretario di Stato rifiutò di seguire società delle nazioni e di predicare le sanzioni riguarda l'Italia. Adottò invece il metodo dell'embargo morale. La legge di neutralità impediva solo l'esportazione di armi, ma nessuna legge si opponeva all'invio di prodotti utili alla guerra come ad esempio il petrolio e l'acciaio. Il risultato di questa politica sembrava deludente nonostante l'ottimismo del segretario di Stato.
La seconda legge di neutralità.
Quando la prima arrivò a scadenza, fu necessario votare un'altra legge di neutralità. Ancora una volta Roosevelt e Cordell al non riuscirono a far ammettere la libertà di manovra del potere esecutivo. La legge manteneva infatti l'obbligo di decretare l'embargo sulle armi destinate ai belligeranti. L'unico progresso consisteva nel lasciare il presidente il diritto di stabilire se lo stato di guerra e si stesso meno. Roosevelt dovette approfittare di questa clausola per fornire armi alla Cina, dopo che questa era stata attaccata dal Giappone senza dichiarazione di guerra.
Quando l'Etiopia fu vinta, il governo americano si limitò rifiutare il riconoscimento della sua incorporazione all'Italia.
La terza legge di neutralità.
Anche la guerra di Spagna pose il problema dell'embargo sulle armi. Era una guerra civile, ma diverse potenze straniere vi erano implicate. Negli Stati Uniti erano forti tendenze in favore della fornitura di armi ai repubblicani e dell'embargo sulle armi destinate all'Italia e alla Germania. D'altra parte, nonostante la legislazione americana, 1000 settecento cittadini americani si arruolarono delle truppe repubblicane. Nell'agosto del 1936, il Dipartimento di Stato americano annunciò che l'embargo sulle armi non poteva essere programmato perché si trattava di una guerra civile, ma gli Stati Uniti, fedeli alla dichiarazione firmata Montevideo nel 1935, non sarebbero intervenuti in alcun modo nella guerra civile spagnola, trattandosi di una questione interna di questo paese. Ancora una volta Cordell al praticava l'embargo morale, questa volta non più solamente sui prodotti necessari alla fabbricazione delle armi, ma sulle armi stesse. Rifiutò ogni partecipazione al comitato di "non intervento". Tuttavia Roosevelt, rieletto trionfalmente nel novembre del 1936, decise di invitare il congresso a votare una nuova legge che ristabilirsi l'embargo sulle armi destinata la Spagna. Questa terza legge fu approvata ed entrò in vigore nel gennaio del 1937.
La quarta legge di neutralità.
La terza legge scadeva il 1 maggio del 1937: il congresso discusse attivamente dal gennaio all'aprile del 1937 i termini di una nuova legge. La nuova legge di neutralità fu firmare il 1 maggio dal presidente. A differenza delle precedenti, aveva un carattere permanente. Come quella del 1936, lasciava presidente La cura di decidere se ci fossero meno lo stato di guerra. Obbligava il presidente, in caso di guerra, a porre l'embargo sulle armi a destinazione dei belligeranti. Introduceva per tutti i prodotti una nuova clausola, chiamata "Cash and Carry". Nessuna merce americana destinata a paesi belligeranti avrebbe potuto essere trasportata su navi americane. Inoltre i paesi belligeranti avrebbero dovuto pagare in contanti. Tuttavia presidente sarebbe stato libero in una certa misura di decidere l'applicazione della clausola relativa al pagamento in contanti.
Si comprende le preoccupazioni britanniche francesi a tale riguardo e i ripetuti passi di questi due governi per ottenere la modifica delle leggi di neutralità. Nonostante i loro sforzi bisognerà attendere il novembre del 1939 perché fosse votata una nuova legge di neutralità, che eliminava l'embargo sulle armi ed applicava alle forniture di armi la clausola "Cash and Carry".
Un rappresentante democratico propose un emendamento costituzionale con il quale autorità del congresso, per dichiarare la guerra, sarebbe divenuta effettiva (eccetto nel caso di invasione del territorio americano) solo dopo essere stata confermata da un referendum popolare. Una vivace campagna degli isolazionisti appoggiò questa proposta, tanto che Roosevelt e Cordell al La combatterono con energia, perché annullavano possibilità di azione del governo. Tuttavia nel gennaio del 1938 La camera dei rappresentanti la approvò. Ma in effetti questo voto rappresentava un rifiuto, non essendo stata raggiunta la maggioranza dei due terzi (legge costituzionale).
La conferenza di Buenos Aires (1936).
Il desiderio di neutralità degli americani si manifestava anche nelle conferenze intere americane. La conferenza di Montevideo del 1935 aveva deciso che la prossima conferenza panamericana avrebbe avuto luogo a Lima, verso la fine del 1938. Ma il crescente pericolo di una guerra spinse il Dipartimento americano a proporre la riunione di una conferenza inter americana speciale nel 1936. Bisognerà però attendere che fosse firmata una pace definitiva fra Bolivia Paraguay relativamente La guerra del Chaco, cosa che avvenne alla fine di gennaio del 1936.
Cordell al, dell'uso dei fallimenti della società delle nazioni, voleva rafforzare il panamericanismo. Era molto preoccupato dell'attività dei nazisti fra il milione mezzo di tedeschi risiedevano nell'America del sud, dalla loro propaganda diretta contro gli Stati Uniti, dai loro metodi di accordi bilaterali volte soppiantare il commercio degli Stati Uniti nelle pubbliche latino-americane e da ruolo preponderante delle compagnie aeree tedesche in America Latina. Il presidente Roosevelt stesso si recò a Buenos Aires, dove fu accolto trionfalmente ed inaugurò alla conferenza il 1 dicembre 1936.
Questa aveva lo scopo di assicurare il mantenimento della pace in America. Cordell al proponeva che, in caso di minaccia di guerra nell'emisfero occidentale, i ministri degli affari esteri dei paesi americani si sarebbero consultati immediatamente. Questo scopo sarebbe stato creato un "comitato consultivo intera americano" permanente.
La proposta di Cordell al fallì. Si raggiunse solamente l'accordo su una dichiarazione di solidarietà, che avrebbe ristabilito che ogni attentato alla pace di uno Stato americano avrebbe riguardato tutti gli altri e prevedeva in tal caso una consultazione. Ma a differenza del progetto del segretario di Stato americano, la consultazione non è automatica e non sarebbe stato creato alcun organismo permanente. È ribadito l'impegno assunto a Montevideo di non intervenire negli affari interni con esterni di un altro Stato. In breve, i risultati erano scarsi.
La conferenza di Lima (1938).
Un certo progresso fu compiuto due anni più tardi nella normale conferenza panamericana, tenutasi, come previsto, a Lima nel dicembre del 1938.
Furono votate all'unanimità un gran numero di dichiarazioni. La più importante di tutte, nota sotto il nome di "dichiarazione di Lima", affermava la solidarietà delle repubbliche americane, la loro decisione di difendere la prova sovranità contro ogni intervento straniero, e decideva che, in caso di minaccia contro la pace, la sicurezza o l'integrità territoriale di una repubblica americana, i paesi americani si sarebbero consultati. Sarebbe stato sufficiente che uno dei ministri degli affari esteri avesse dichiarato questa consultazione necessaria perché avesse luogo una riunione dei ministri degli affari esteri delle 21 repubbliche americane. Cordell al non era riuscito a far adottare una riunione automatica ogni due anni. I ministri in effetti, si riunirono tre volte durante la guerra: a Panama nel settembre 1939, a l'Avana nel luglio 1940 (dopo la disfatta della Francia), a Rio de Janeiro nel gennaio 1942 (dopo Pearl Harbor).
Così, mentre si rafforzava la solidarietà americana, si assisteva ad un movimento lento che da una rigorosa neutralità avrebbe portato gli Stati americani, soprattutto gli Stati Uniti, ad appoggiare le democrazie occidentali contro l'asse. Nel 1939 tuttavia si era ancora ben lontani da un appoggio dichiarato: senza dubbio la neutralità e l'isolazionismo prevalevano ancora.
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