sabato 6 marzo 2010

Parte II, Capitolo II, Paragrafo V e VI: La Guerra civile spagnola e l’asse Roma-Berlino

La Spagna, dopo le dittature di Berenguer e Primo de Rivera dal 1923 al 1931, era divenuta una repubblica inizialmente guidata da moderati di destra; nelle elezioni del febbraio 1936 si costituì un “Fronte popolare” simile a quello francese che ottenne la maggioranza dei seggi nonostante non avesse ottenuto la maggioranza dei voti.

La situazione si surriscaldò e membri militari e di estrema destra, tra cui il generale Franco, organizzarono un colpo di stato partendo dal Marocco spagnolo nel luglio del 1936; il giorno dopo si estese a tutta la Spagna e Franco ne prese il comando.

Il Generale Franco

Le grandi potenze presero rapidamente posizione: l’Urss comunista e la Francia frontista di Leon Blum si schierarono a favore dei repubblicani, la Gran Bretagna era timidamente favorevole ai repubblicani solo per il timore della nascita di un altro stato dittatoriale, l’Italia era naturalmente favorevole a Franco e sembra che se non direttamente da Hitler, Franco abbia ricevuto l’appoggio di alcuni nazisti tedeschi.

Su proposta di Leon Blum e con l’appoggio inglese si costituì un accordo di non intervento e di divieto di invio di armi in Spagna in Agosto; tuttavia i paesi totalitari (Urss, Germania ed Italia) non osservarono l’accordo ed inviarono ingenti aiuti alle due fazioni in lotta.

Leon Blum

Mussolini inviò ben quattro divisioni di “volontari”, Hitler 20.000 uomini e sfruttò la guerra per far esercitare gli aviatori della neonata Luftwaffe, Stalin inviò mezzi pesanti, finanziò e armò le “brigate internazionali” reclutate dal Komintern: il non intervento era nettamente fallito.

- Intanto la posizione della Germania si andava nettamente rafforzando.

Nel luglio 1936 fu firmato un accordo Austro-Tedesco in cui la Germania riconosceva la piena sovranità dell’Austria e quest’ultima avrebbe tenuto conto di essere uno “stato tedesco”; Mussolini era consapevole di non essere più in grado di impedire un eventuale Anshluss sia per il riarmo tedesco sia per la dispersione delle forze militari in Etiopia e in Spagna, quindi acconsentì ad un accordo che garantiva quantomeno l’indipendenza austriaca.

Questo era il prezzo da pagare per il riconoscimento internazionale delle conquiste in Africa.

Grazie all’accordo la propaganda tedesca pose piede in Austria, molti nazisti furono amnistiati e si poteva così ricostituire il partito nazista austriaco.

Un’altra vittoria tedesca fu l’allontanamento del Belgio dalla politica anglo-francese dopo il fallimento nell’estate del ’36 di una conferenza sul rispetto dei confini occidentali dopo Locarno; delusi, i Belgi decisero di rinunciare ad ogni alleanza e di non garantire più le frontiere di Francia e Inghilterra, gestendo una politica estera indipendente e soggetta ai soli obblighi internazionali derivanti dal patto della SDN.

Questo era una nuova sconfitta per il sistema di sicurezza della Francia: non potendo disporre dell’attraversamento del Belgio, i paesi dell’est, cardine delle alleanze francesi sul fronte orientale della Germania, divenivano irraggiungibili e le alleanze con questi inoperative; a ciò doveva aggiungersi l’allontanamento in atto da da parte della Jugoslavia e della Romania sempre più vicine alla Germania e all’Italia.

Ma probabilmente il colpo più grave la Francia lo ebbe dalla costituzione dell’Asse Roma-Berlino; la vittoria del “Fronte popolare” (governo di ispirazione socialista, di sinistra= aveva fatto cessare in Mussolini i propositi di collaborazione con Parigi e aveva favorito un riavvicinamento alla Germania.

Hitler, da parte sua, era indeciso sulla collaborazione con l’Italia o con l’Inghilterra (che erano nel ’36 in contrasto) e fu convinto da un dossier segreto del governo britannico consegnatogli da Ciano intitolato “Il pericolo tedesco”; nell’ottobre 1936 fu dunque siglato un accordo (il “protocollo di ottobre”) che univa i due paesi nella lotta al bolscevismo e ne intensificava i rapporti. Fu Mussolini a definirlo “Asse Roma-Berlino” e fu da questo momento che egli cominciò a volgere il suo interesse verso il Mediterraneo, abbandonando l’antica idea di un’espansione italiana nella zona danubiana, lasciata così all’influenza tedesca.

Galeazzo Ciano

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