domenica 7 marzo 2010

Parte II, Capitolo III, Paragrafo I e II: Gli “Accordi di Pasqua” e l’Anschluss.

 

Durante il 1937 non vi fu alcuna nuova aggressione e questo periodo sembra essere caratterizzato dall’atteggiamento di “Appeasement” (pacificazione) adottato dall’Inghilterra di Chamberlain, fautore delle concessioni a Hitler e Mussolini per mantenere la pace, portando ad una distensione favorita dalla necessità del Fuhrer di aumentare i propri armamenti.

La Guerra in Spagna

In Spagna la politica di non intervento radicalmente languiva. Nel dicembre del 1936 Gran Bretagna Francia proposero ai governi tedesco, russo, italiano e portoghese di instaurare un controllo effettivo per impedire l'arruolamento e l'arrivo di volontari in Spagna. Dopo molte difficoltà, nel febbraio del 1937 fu raggiunto un accordo: navi da guerra francesi ed inglesi avrebbero controllato le coste occupate dai nazionalisti, mentre le navi italiane tedesche avrebbero mantenuto il controllo delle coste tenute da governativi. Questo sistema di controllo navale provocò gravi incidenti, tanto che ben presto Germania e Italia dichiararono di voler rinunciare a questo sistema. Nel giugno del 1937, nonostante gli sforzi dei negoziatori francesi di inglesi, Germania Italia abbandonarono definitivamente la loro sorveglianza.

Fin dal 2 luglio del 1937 Germania Italia proposero di riconoscere la belligeranza dei due avversari: si trattava di una misura che favoriva il generale Franco, il cui potere era così sanzionato. Il governo inglese propose invece un compromesso che collegava il riconoscimento della belligeranza a ritiro dei militari e all'instaurazione di un controllo sui porti. Ma l'opposizione sovietica fece fallire questo progetto.

Il comitato in onda-intervento decise di riunirsi a Nyon il 10 settembre, in una conferenza che riuniva tutti gli Stati leader Asti del Mar Nero e del Mediterraneo (Spagna esclusa), con la partecipazione della Germania, per occuparsi dei problemi della pirateria nel Mediterraneo. Tuttavia Germania, Italia e Albania rifiutarono di parteciparvi. La conferenza decise di affidare alle flotte francesi ed inglesi la protezione delle navi non spagnole contro i pirati. Alla fine di settembre, gli italiani accettarono di unirsi a queste pattuglie e i misteriosi sottomarini sparirono.

La politica del non intervento aveva ormai solo una debole speranza di arrivare a dei negoziati diretti fra le grandi potenze a proposito della Spagna. Soprattutto si sperava di staccare l'Italia dalla Germania. Ma la visita di Mussolini a Berlino alla fine del settembre del 1937, impedire la realizzazione di questo disegno. Il 10 ottobre il governo italiano rifiutò formalmente ogni conversazione sulla Spagna alla quale la Germania non avesse preso parte. Tutto lasciava supporre che la guerra civile spagnola sarebbe durata ancora lungo.

 

Il riavvicinamento anglo-italiano

Le controversie suscitate dalla guerra di Spagna, non dovevano però far dimenticare l'atmosfera di appeasement che aveva caratterizzato tutto il 1937. L'aspetto più appariscente di questa distensione fu il riavvicinamento della Gran Bretagna all'Italia. La tensione fra i due paesi, com'è noto, era altissima dal luglio del 1936, data in cui erano state abolite le sanzioni economiche contro l'Italia dalla società delle nazioni. Alla fine del 1936 veniva costruendosi l'idea di gentlemen's agreement fra i due paesi. Nel novembre del 1936, dopo lunghi negoziati fu firmato da ciano e l'ambasciatore inglese un accordo commerciale. Quest'ultimo iniziò anche delle trattative politiche, rivelando un cambiamento sostanziale dell'atteggiamento italiano. Nel gennaio del 1937 Italia e Gran Bretagna sottoscrissero un'accordo che precisava l'interesse vitale dei due paesi nell'area del Mediterraneo, impegnandosi entrambi hanno modificarne lo status quo. Peraltro il governo britannico temeva che franco cedesse agli italiani delle basi nelle isole Baleari, mentre il governo francese era preoccupato per un eventuale cessione all'Italia di basi nel Marocco spagnolo.

Quest'accordo per un timido passo verso il 10 avvicinamento dell'Italia verso le democrazie. Tuttavia pensava la questione di volontari italiani Spagna per poter andare oltre. Per di più l'Inghilterra nel 1937 rifiutava ancora di riconoscere la conquista dell'Etiopia. Nel corso dell'estate del 1937, i misteriosi sottomarini che attaccavano le navi governative avevano peraltro tentato di colare a picco una nave da guerra britannica, che aveva risposto così all'attacco. Il tentativo britannico di riavvicinamento non era quindi stato coronato da successo, benché dal maggio del 1937 il governo britannico fosse diviso da due tendenze. Chamberlain era fautore di una politica di appeasement, mentre il capo del Foreign Office, Anthony Eden desiderava mantenere un atteggiamento più fermo.

Nel maggio del 1937 fu nominato un nuovo ambasciatore britannico a Berlino, Henderson, che avrebbe dovuto praticare fino al limite estremo una politica di riavvicinamento è concessioni. D'altronde l'atmosfera fra Gran Bretagna e Germania era amichevole. Questa distensione apparente si spiegava soprattutto con la necessità in cui si trovava Hitler di sviluppare i suoi armamenti prima di correre nuovi rischi.

Rafforzamento dell’Asse Roma-Berlino

Ma contrariamente ai piani anglo-francesi vi fu in quell’anno un rafforzamento dell’Asse Roma-Berlino; Mussolini fu pressato da visite di Von Neurath, Goring e Von Ribbentrop (succeduto a Von Neurath perché ritenuto da Hitler troppo poco filo-nazista). In Italia che chiedevano l’adesione di Roma al patto anti-Komintern.

Von Neurath Goring

Von Ribbentrop

L’Italia aveva buoni rapporti con l’URSS e il Duce si convinse solo nel settembre 1937, in occasione di un viaggio in Germania in cui parlò ad una folla enorme in favore dell’amicizia italo-tedesca. In novembre Mussolini finì per firmare il patto anti-komintern.

 

L’Anschluss

La conferenza segreta del 5 novembre 1937.

Alla vigilia stessa del giorno in cui l'Italia aderiva al patto anti-Komintern, il 5 novembre Hitler riunì alcuni suoi consiglieri e generali, ai quali comunicò i suoi piani più segreti. Scopo della politica tedesca era la salvaguardia della comunità razziale germanica. Si trattava di tutelare gli interessi di ottantacinque milioni di uomini, di cui un buon numero di vela in Austria e in Cecoslovacchia. Per realizzare ciò, era necessario annettere l'Austria e la regione dei Sudeti. Occorreva però aspettarsi delle forti resistenze. Hitler peraltro in questa fase non si interessava delle colonie. Bisognava attendersi che l'Inghilterra si trovasse in difficoltà con i suoi possedimenti, con l'Irlanda, con l'India, in conflitto con il Giappone e con l'Italia. Una guerra anglo-franco-italiana era quindi auspicabile ma bisognava prima risolvere i problemi propriamente europei. La data di un conflitto doveva essere necessariamente molto vicina: dopo il 1943-1945 ogni cambiamento sarebbe stato per la Germania svantaggioso, dal momento che gli avversari avrebbero avuto il tempo per costruire armamenti sufficienti, mentre il tenore di vita dei tedeschi sarebbe diminuito. Quanto al metodo, Hitler pensava di attaccare prima la Cecoslovacchia. Egli pensava che Francia e Inghilterra avessero già segretamente rinunciato all'esistenza di questo stato. Mentre nel caso dell'Austria, era impossibile prevedere come avrebbe reagito l'Italia. Del resto però Hitler era si rallegrava nel vedere le truppe italiane profondamente impegnate nella guerra di Spagna, fatto che impediva a Mussolini di intervenire contro l'Anschluss.

Tuttavia alcuni dei suoi generali avanzarono delle riserve, per questo Hitler decise di sbarazzarsi di questi oppositori, sostituendone con altri.

Nel febbraio del 1938 Hitler creò un comando generale della Wermacht, diretto da un ufficiale a lui fedele, il generale Von Keitel. Al tempo stesso Hitler era sostituì il Ministro degli affari esteri Von Neurath, considerato troppo nazista, con Von Ribbentrop.

Preparativi tedeschi per l'Anschluss

per quale ragione Hitler decise di agire prima verso la Austria e non verso la Cecoslovacchia? Occorre fare riferimento all'accordo stipulato dalla Germania con l'Austria nel luglio del 1936. I nazisti austriaci utilizzavano infatti al massimo le facilitazioni di propaganda che concedeva loro l'accordo, mantenendo un'agitazione continua nel paese. Peraltro in occasione della visita che il ministro Von Neurath aveva effettuato a Vienna nel febbraio del 1937, si erano verificati degli incidenti. Il cancelliere austriaco era tuttavia deciso a resistere cercando appoggio in Ungheria, in Italia e persino in Cecoslovacchia. Tuttavia Mussolini respinse l'idea di una restaurazione della monarchia degli Asburgo in Austria.

Nel novembre del 1937, in occasione della firma del patto anti-Komintern, Von Ribbentrop si intrattenne con Mussolini per parlare del problema austriaco. Quest'incontro segnò un'evoluzione dell'atteggiamento italiano. Mussolini riconosce infatti che la Austria è un paese tedesco per cultura e lingua. La questione austriaca non doveva più essere considerata come un problema fra Italia e Germania. Poiché la Austria è il secondo maggiore Stato tedesco, essa non potrà mai fare nulla senza la Germania, a maggior ragione contro la Germania. L'interesse italiano sulla questione non era più così vivo come alcuni anni prima, anche a causa dello sviluppo imperiale dell'Italia verso il Mediterraneo e le colonie africane. Il duce si limitava a consigliare di lasciare che gli avvenimenti internazionali seguissero il loro corso naturale. Ma in caso di crisi in Austria, l'Italia non si sarebbe mossa.

Alla stessa epoca le politiche francesi ed inglesi sembravano orientarsi definitivamente verso l'appeasement. Chamberlain ritenne anche di doversi separare da Eden, convinto assertore di una politica più rigida.

Nel novembre del 1937, Von Papen di passaggio a Parigi incontrò Bonnet che parve favorevole ad un'unione economica e culturale più stretta fra la Germania e l'Austria, garantendo un'ampia autonomia per i tedeschi della Cecoslovacchia. Il presidente del consiglio ricevette poi segretamente Von Papen, poiché essendo fortemente anticomunista credeva nella vittoria di Franco in Spagna, ma riteneva necessario un nuovo orientamento della politica francese nell'Europa centrale. Inviò quindi a Hitler un messaggio distensivo di concerto futuro sulla politica europea.

Il colpo di forza contro l'Austria.

Questa politica di distensione fu bruscamente annientata dopo il colpo di forza della Anschluss.

Nel gennaio del 1938, il governo austriaco dopo la scoperta di un complotto tedesco cominciò a preoccuparsi. Il cancelliere Schuschnigg accettò di incontrare Hitler a Berchtesgaden il 12 febbraio. In quest'occasione Hitler si mostrò violento, rimproverando a Schuschnigg di non essere uscito dalla società delle nazioni e di essersi abbandonato ad ogni sorta di tradimenti contro la Germania. Von Papen e Von Ribbentrop consegnarono al cancelliere austriaco un ultimatum in cui il punto principale era la nomina del leader nazista Seyss-Inquart come Ministro dell'interno. Schuschnigg si rassegnò ad accettare, ma la polizia austriaca era in mano da quel momento ad un nazista. Il cancelliere cercò di reagire, così il 24 febbraio pronunciò un discorso in cui dichiarò che non sarebbe andato oltre, convocando per il 13 marzo un plebiscito sul problema dell'indipendenza. Questa decisione colse Hitler di sorpresa, poiché temeva per i risultati. Per questo deciso in fretta di risolvere la questione con la forza.

La giornata decisiva fu quella dell'11 marzo. Seyss-Inquart  intimò al cancelliere di rinunciare al plebiscito, col pretesto che Hitler lo pretendeva. Il Consiglio dei Ministri decise di cedere, comunicando la notizia a Berlino, che pretese però le ulteriori dimissioni di Schuschnigg. Il presidente della Repubblica rifiutò, ma finì per cedere a tarda notte. Il nuovo cancelliere dopo un ulteriore intimazione del governo tedesco fece appello alle truppe tedesche che nella giornata del 12 marzo varcarono la frontiera. Il 13 marzo una legge austriaca e una legge tedesca consacrarono l'unione fra due paesi. Un plebiscito avrebbe dato il 97% dei voti in favore della Anschluss.

Schuschnig Seyss-Inquart

Berchtesgaden

La reazione delle potenze.

La reazione delle potenze fu praticamente nulla. Come al solito Hitler non aveva consultato preventivamente Mussolini. Egli giustificò l'annessione come uno sviluppo delle relazioni amichevoli austro-cecoslovacche, adducendo la minaccia della restaurazione degli Asburgo. Il progetto di plebiscito avrebbe gettato l'Austria nell'anarchia, Hitler era quindi obbligato ad intervenire per ristabilire l'ordine. La frontiera del Brennero, come quella della Francia, era immutabile. Mussolini non si mosse e non rispose agli appelli di soccorso di Schuschnigg.

In Francia il governo era dimissionario quando scoppiò la crisi. Nel pomeriggio dell'11 marzo il presidente del consiglio riunì alcuni ministri. Questo comitato ristretto decise di applicare delle misure militari solo se la Gran Bretagna avesse concesso il suo appoggio. Ma Chamberlain fece sapere di sconsigliare la resistenza. La sola reazione fu dunque la protesta che il presidente Francois Poncet comunicò a tarda sera. Peraltro i tedeschi non temevano minimamente un intervento della Francia.

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