Il gentlemen's agreement del 1938
I negoziati
L'accordo anglo-italiano nel gennaio del 1937 lasciava supporre ulteriori sviluppi. Chamberlain intraprese un nuovo tentativo di riavvicinamento, avviando dei negoziati con l'Italia nel gennaio e febbraio del 1938. Il 4 febbraio l'Italia, la Francia e la Gran Bretagna sottoscrissero un accordo per rafforzare le misure di sorveglianza contro la pirateria nel Mediterraneo. Queste conversazioni affrontarono anche la questione dell'Austria, ma anche le basi di un futuro accordo. L'ambasciatore italiano grandi sottolineano che condizione preliminare per qualsiasi accordo era il riconoscimento da parte inglese dell'impero italiano in Etiopia. Chamberlain accettò il punto di vista italiano sull'Etiopia, a condizione che la sua opinione fosse approvata dal gabinetto britannico. Nel corso di queste conversazioni fu trattato anche il problema dei volontari Spagna. Si decise infine di proseguire queste conversazioni a Roma.
Le dimissioni di Eden favorirono lo sviluppo dei negoziati, che si svolsero a Roma nell'aprile del 1938. Gli accordi di Roma sono conosciuti dagli storici italiani con il nome di "accordo di Pasqua".
Un protocollo sottolineava la volontà dei due paesi di proseguire in modo permanente le relazioni amichevoli. Il fulcro del trattato era contenuto in otto allegati, ed uno scambio di note. Il primo allegato si richiamava agli accordi del 1937. Il secondo allegato prevedeva uno scambio di informazioni sui movimenti di truppe in Africa orientale e l'impegno di non costruire nuove basi navali o aerei. Il terzo allegato proclamava l'uguaglianza degli interessi italiani e britannici in Arabia Saudita e nello Yemen. Il quarto vietava ogni propaganda ostile. Il quinto era un impegno dell'Italia a non deviare le acque del lago tana in Etiopia, indispensabili per il Sudan. Il sesto riguardava gli obblighi del servizio militare degli indigeni nell'Africa orientale italiana. Il settimo forniva alcune garanzie alle comunità religiose britanniche in Africa orientale italiana. L'ottavo confermava la convenzione del 1888 che garantiva il libero uso del Canale di Suez anche in tempo di guerra.
L'Italia accettava una soluzione di compromesso sul problema dei volontari Spagna; s'impegnava a non cercare in questo paese vantaggi territoriali e politici, impegnandosi altresì a ritirare il materiale bellico le truppe alla fine della guerra civile. Infine l'Inghilterra s'impegnava ad agire presso il consiglio della società delle nazioni per far riconoscere l'annessione dell'Etiopia da diversi paesi, cosa che avvenne in effetti il 12 maggio del 1938. La condizione essenziale di applicazione di questo accordo era il regolamento della questione spagnola. In realtà nonostante i grandi successi del generale Franco nell'aprile del 1938, la guerra civile spagnola sarebbe durata ancora un anno.
La crisi cecoslovacca prima del 12 settembre 1938
i tedeschi dei Sudeti.
Nella riunione del 5 novembre del 1937, Hitler aveva posto l'unione dei tedeschi della Cecoslovacchia come primo punto. Questi abitavano in prevalenza la regione dei Sudeti. Prima della disfatta al nostro-ungarica del 1918, essi non erano mai stati uniti all'impero tedesco. Erano mischiati ai cechi, con i quali vivevano in buona armonia. Peraltro la regione era fortemente industrializzata.
La Cecoslovacchia beneficiava di due trattati di alleanza: con la Francia, i trattati del 1924 e di Locarno del 1925, che prevedevano un aiuto praticamente automatico in caso di attacco non provocato da parte della Germania. Con l'Urss nel maggio del 1935 era stata stipulata un'alleanza, che divenire effettiva solo se la Francia avesse fatto fronte ai suoi impegni. È da rilevare che la piccola intesa, che raggruppava al fianco della Cecoslovacchia la Romania e la Jugoslavia, era diretta essenzialmente contro l'Ungheria e non si applicava in caso di aggressione tedesca. Nel 1937 la piccola intesa era molto indebolita. Nulla lasciava supporre che la Francia però non avrebbe tenuto fede ai propri impegni. Anzi corse voce che la Francia fosse pronta a concludere un patto di reciproca assistenza con la piccola intesa.
La Anschluss provocò viva preoccupazione in Cecoslovacchia, sebbene nella notte fra l'11 e il 12 marzo Goering avesse garantito il governo cecoslovacco e l'ingresso delle truppe tedesche in Austria era semplicemente una "questione di famiglia".
Il programma di Karlsbad
La crisi iniziò veramente solo nel mese di aprile del 1938. Il partito tedesco dei Sudeti si era riunito il 23 a Karlsbad, dove il suo leader aveva fatto adottare un programma in vari punti. I principali comportavano il ristabilimento dell'uguaglianza completa fra il gruppo nazionale tedesco ed il popolo ceco, oltre che l'instaurazione di un governo autonomo nella zona. Si invocava inoltre la riparazione dei torti inflitti dopo il 1918, la libertà di aderire all'ideologia nazista, il controllo della pubblica amministrazione tramite l'assunzione di funzionari di lingua tedesca.
Il 21 aprile Hitler e Keitel avevano messo a punto un piano che prevedeva l'attacco della Cecoslovacchia, dopo un periodo di trattative diplomatiche che si sarebbero risolte in una crisi. La stampa tedesca iniziò ad adottare un tono sempre più violento nei riguardi della Cecoslovacchia. Era importante sapere in quale misura Francia e Inghilterra avrebbero appoggiato il governo cecoslovacco.
Dall'aprile del 1938 il governo francese, diretto da Daladier, era fautore di una politica di distensione. Anche gli inglesi ritenevano che sarebbe stato pericoloso spingere i cechi alla resistenza e che fosse meglio incoraggiarli a negoziare. Francia Inghilterra si incontrarono a Londra il 28 il 29 aprile. Il governo francese si riteneva sempre vincolato dal trattato franco-cecoslovacco e cercò invano di ottenere un impegno preciso da parte dell'Inghilterra per una garanzia comune verso questo stato. L'unico risultato fu però la decisione di proseguire le conversazioni degli Stati maggiori e di intervenire presso il governo ceco. Francia Inghilterra invitarono il governo ceco ad intavolare delle conversazioni dirette con il partito tedesco dei Sudeti, con spirito comprensivo.
La crisi del maggio 1938.
In queste condizioni scoppiò la crisi di maggio. Il governo cecoslovacco nella notte del 20 e del 31 maggio sosteneva che truppe tedesche si andavano concentrando lungo la frontiera, per cui decise di mobilitare. Sembra che questa misura fosse stata presa su consiglio dell'unione sovietica. La crisi fu breve. Il governo inglese intervenne energicamente presso la Germania e la Cecoslovacchia; l'ambasciatore britannico il 22 maggio insistette per essere ricevuto dal ministro degli esteri francese, al quale consegnò una nota con il quale il governo francese era pregato di non illudersi sull'atteggiamento britannico: quest'ultima sarebbe intervenuta solo in caso di aggressione non provocata contro la Francia. Respingeva l'eventualità di una guerra europea, di riuscite incerta, a causa della Cecoslovacchia. Il governo francese seguì questi consigli, ma ricordò che in caso di aggressione tedesca l'alleanza militare con la Cecoslovacchia sarebbe stata applicata. Hitler non si mosse e le misure militari furono rinviate al 24 maggio. Egli era rimasto tuttavia scontento e decise l'applicazione del piano di invasione della Cecoslovacchia per il 30 maggio.
Il problema dell'intervento sovietico
d'altra parte la Francia si sforzò di rafforzare la sua posizione diplomatica. Il 12 maggio 1938 Bonnet incontrò Litvinov a Ginevra. Il governo sovietico si dichiarò pronto a soccorrere la Cecoslovacchia, a condizione di essere autorizzato a far passare le sue truppe attraverso la Polonia o la Romania, fatto che ambedue rifiutarono. La Polonia, non era in buone relazioni con la Cecoslovacchia: si limitò a garantire che non avrebbe attaccato questo paese. La Romania invece era preoccupata per la Bessarabia, contesa con l'unione sovietica. Il governo francese fece inoltre sapere all'Italia che era pronta a negoziare un accordo diplomatico. Questo progetto non andò in porto, poiché dal quattro all'8 maggio Hitler era Roma per un'importante viaggio che rafforzò considerevolmente la coesione dell'asse Roma-Berlino. Il 14 maggio Mussolini si felicitò dell'intesa con la Gran Bretagna, ma dichiarò che negoziati con la Francia sarebbero falliti. Bisogna notare che gli inglesi reagirono dichiarando che in questo caso l'accordo anglo-italiano perdeva la maggior parte del suo valore.
Nel settembre del 1938 i negoziati non procedettero oltre. Il problema è non era risolto, non essendo note le reali intenzioni dei sovietici. L'unione sovietica poteva accettare di intervenire in funzione del trattato di alleanza del maggio del 1935, ma solo con l'autorizzazione polacco-romena, pure agire in seguito ad una decisione del consiglio della società delle nazioni, che però sembrava essere orientato ad una volontà di inazione.
L'ambasciatore degli Stati Uniti a Parigi pronunciò nel settembre del 1938 Parigi un discorso in cui affermò che in caso di guerra in Europa, nessuno avrebbe potuto predire come gli Stati Uniti si sarebbero comportati. Ma in quella data la politica di neutralità americana portò il presidente Roosevelt a dichiarare che l'impegno dell'ambasciatore non era un impegno morale da parte degli Stati Uniti verso le democrazie.
Così in caso di aggressione tedesca contro la Cecoslovacchia, la Francia si sarebbe trovata a dover intervenire da sola.
La missione di Lord Runciman
il governo inglese non restò però inattivo, rafforzando il suo sforzo di mediazione. Poiché il 1 settembre la tensione cresceva sensibilmente, il governo britannico aveva incaricato Henderson di chiedere a Von Ribbentrop delle spiegazioni sulle misure militari che la Germania aveva adottato, senza ottenere alcun risultato. Il governo ceco si rassegnò a fare delle ampie concessioni, così il 5 settembre sottopose al Runciman un progetto che soddisfaceva sette degli otto punti di Karlsbad. Il testo consegnato il 7 settembre, non impedì lo scoppio di violenti incidenti. Il partito tedesco dei Sudeti affermò che il governo di Praga non era più padrone della situazione, per cui negoziati erano interrotti.
La crisi del settembre 1938 e la conferenza di Monaco
il discorso di Hitler a Norimberga
il 12 settembre davanti ad una folla immensa, Hitler pronunciò un discorso estremamente violento, dichiarando che tedeschi dei Sudeti erano torturati con la complicità del governo cecoslovacco. La Germania sarebbe quindi intervenuta in loro difesa. Aggiungeva che la potenza militare della Germania andava rafforzandosi, le sue fortificazioni sul Reno erano quasi completate. Hitler in persona prendeva in mano la crisi. Benché non dichiarasse apertamente l'intenzione di annettere la zona dei Sudeti, sottolineando il valore del diritto dei popoli di disporre di se stessi. Il giorno seguente scoppiarono nuovi disordini in tutta la regione. Si trattò probabilmente di un tentativo di rivolta organizzata. In ogni caso fallì, poiché il governo cecoslovacco già il 14 settembre aveva ristabilito l'ordine. Questi avvenimenti ebbero due conseguenze: da una parte Lord Runciman ritenne che il suo sforzo di mediazione era terminato. Dall'altra Chamberlain fece recapitare ad Hitler un messaggio nel quale si offriva di recarsi in visita per l'indomani. Chamberlain temeva che venissero commesse azioni irreparabili.
Hitler accettò e si dichiarò pronto ad incontrare Chamberlain il 15 settembre. Per questa stessa data il capo del partito tedesco dei Sudeti domandò pubblicamente l'annessione al Reich.
L'incontro di Berchtesgaden
l'incontro di Berchtesgaden si svolse in questa modalità. Chamberlain auspicava un riavvicinamento anglo-tedesco, a cui Hitler era rispose positivamente. Quest'ultimo inoltre espresse il suo punto di vista sul problema dei Sudeti. Sosteneva che la situazione era molto grave, che bisognava intervenire immediatamente, con una annessione alla Germania. Era l'unica rivendicazione tedesca: la Germania aveva firmato degli accordi con la Polonia, i Paesi Bassi, il Belgio; aveva dichiarato che non avrebbe più sollevato il problema della Alsazia-Lorena. Aveva annesso i tedeschi della Austria, bisognava ancora annettere la regione di Sudeti. Hitler dichiarava di essere nel pieno delle forze e di voler condurre queste sue battaglie quando ancora era nel pieno delle forze. Hitler reclamava ufficialmente l'annessione della regione, presentando un vero e proprio ultimatum. Chamberlain rispose che doveva consultare almeno la Francia. Egli sarebbe quindi ripartito per l'Inghilterra e tornato in Germania per portare una risposta.
La pressione sulla Cecoslovacchia
Chamberlain tornò a Londra ed incontrò il ministro degli esteri esponendogli il proprio parere. Il suo rapporto era favorevole alle rivendicazioni del partito dei Sudeti. Il governo britannico era invece piuttosto diviso, ma accettò il principio dell'annessione dei Sudeti alla Germania. Bisognava ancora consultare il gabinetto francese, che era ancora più diviso. Infine i due governi si misero d'accordo per indirizzare al governo cecoslovacco, il 19 settembre, le "proposte anglo-francesi". Il governo cecoslovacco era molto preoccupato dopo l'incontro di Berchtesgaden e le proposte anglo-francesi confermarono i timori: al fine di mantenere la pace, la Cecoslovacchia avrebbe dovuto accettare una modifica delle sue frontiere in base al quale tutti territori abitati almeno dal 50% di abitanti di lingua tedesca, sarebbero stati uniti alla Germania. Una commissione internazionale avrebbe fissato le nuove frontiere.
Quale sarebbe stato l'atteggiamento del governo ceco? Dapprima rispose con una protesta: tale decisione, che non prevedeva plebiscito, era anti-democratica. Peraltro l'idea del plebiscito era stata lanciata da Mussolini. Inoltre la Cecoslovacchia sarebbe stata privata del suo sistema di difesa e l'equilibrio delle forze in Europa centrale sarebbe stato distrutto. Si proposte dunque di negoziare utilizzando la procedura prevista dal trattato di arbitrato ceco-tedesco nel 1925. Tuttavia il 21 settembre, Francia Inghilterra indirizzarono alla Cecoslovacchia un vero e proprio ultimatum: se il governo ceco voleva resistere, non sarebbe stato aiutato. In tali condizioni il governo ceco dovette rassegnarsi nel pomeriggio del 21 settembre. Il presidente del consiglio rassegnò le dimissioni. Il comandante in capo dell'esercito costituì il nuovo governo.
L'incontro di Godesberg
Come previsto, Chamberlain partì il 22 settembre per Godersberg. Ma con suo grande stupore sin dal suo primo incontro con Hitler La sorsero delle gravi difficoltà. Per Hitler, infatti, il piano anglo-francese era inaccettabile. Bisognava dare soddisfazione ad un'ingiustizia durata vent'anni a danno dei tedeschi, ma anche per i polacchi e degli ungheresi. Per quanto riguarda i tedeschi, occorreva trovare una soluzione non più tardi del 1 ottobre. Se nei territori dubbi avessero avuto luogo dei plebisciti, gli abitanti tedeschi dei Sudeti dovevano essere ammessi a votare. Così il giorno dopo Chamberlain scrisse a Hitler, sottolineando che tale soluzione proposta era inaccettabile per l'opinione pubblica inglese, francese e mondiale. Hitler rispose che non poteva abbandonare alcuna delle sue rivendicazioni. Così la sera del 23 settembre ebbe luogo un nuovo incontro fra i capi di Stato, senza raggiungere alcun risultato. Durante questa riunione fu portata Hitler La notizia che nel frattempo La Cecoslovacchia annunciava la mobilitazione generale. La crisi era quindi eccezionalmente grave, per cui Chamberlain lasciò Godersberg con un memorandum consegnato da Hitler.
Il 27 settembre Hitler fece sapere al Chamberlain che la Germania avrebbe effettuato la mobilitazione generale il giorno dopo. Ogni speranza di pace sembrava quindi esclusa e tutto portava credere che la guerra era imminente. La Francia, nel frattempo, mobilitava dei riservisti e l'Inghilterra aveva posto la flotta in stato di allarme, poiché sarebbero entrate in guerra a fianco della Cecoslovacchia. L'unione sovietica era stata contraria sin dall'inizio alle proposte di Chamberlain e giorno dopo giorno, però, si dichiarava pronta a mantenere i suoi impegni a patto che la Francia gli avesse rispettati. Tuttavia l'Urss era favorevole alla riunione di una conferenza internazionale, alla quale avrebbe preso parte. Il presidente Roosevelt aveva anche indirizzato un messaggio a Benes, Hitler, Chamberlain e Daladier chiedendogli di non rompere i negoziati.
Verso la conferenza di Monaco
nella mattinata del 28 settembre, Chamberlain fece un ultimo sforzo, inviando un messaggio a Hitler e Mussolini dove si proponeva la riunione di una conferenza fra i capi di Stato, compreso quello cecoslovacco. Hitler, del resto, non aveva avvisato delle sue reali intenzioni Mussolini, che era preoccupato per l'eventualità di uno scoppio della guerra, a cui l'Italia non era preparata. Per questo aveva rifiutato tutti tentativi tedeschi per un'alleanza militare esplicita, ma si dichiarava favorevole Hitler, all'Ungheria e ai polacchi e contrario a Benes. Accolse così molto favorevolmente la proposta inglese di riunirono conferenza. Su queste basi, Hitler decise di accettare, e Mussolini suggerì che la conferenza si tenesse fra i quattro capi di Stato, Cecoslovacchia e esclusa quindi. Hitler fissò la sede a Monaco.
La conferenza
La conferenza di Monaco si riunì il 29 settembre. La seduta inizio a mezzogiorno senza ambasciatori. Con un'abile manovra di Mussolini La conferenza iniziò basandosi su un testo di Von Ribbentrop.
Hitler attaccò violentemente cecoslovacchi; Daladier invece pose chiaramente la domanda se l'intenzione di Hitler fosse quella di smembrare La Cecoslovacchia. In quel caso egli avrebbe rifiutato ogni accordo. Egli avrebbe accettato di discutere esclusivamente dell'avvenire di una Cecoslovacchia amputata del territorio dei Sudeti. Mussolini dichiarò che questa era la sua idea. L'accordo dei quattro fu firmato il giorno seguente all'una del mattino. Era una grande vittoria per Hitler, poiché il memorandum di Godersberg era ripreso quasi per intero: le sole concessioni tedesche erano che la regione dei Sudeti, invece di essere interamente evacuata dai cechi il 1 ottobre, non sarebbe stata successivamente per zone fino al 10 ottobre; ai cechi ha consentito di portare con sé una parte dei loro beni. Una commissione internazionale avrebbe delimitato le frontiere e le zone eventualmente sottoposte a plebiscito. Inoltre Francia Inghilterra dichiaravano in un allegato all'accordo, di essere pronta garantire le frontiere del nuovo stato cecoslovacco contro un'aggressione non provocata. Germania Italia promettevano in modo vago di fare lo stesso, a condizione che problemi delle minoranze polacche ungheresi fossero state risolte.
Lo smembramento della Cecoslovacchia (30 settembre 1938-15 marzo 1939).
La conferenza di Monaco aveva sacrificato l'integrità della Cecoslovacchia a favore di una politica di appeasement. Era soprattutto opera di Chamberlain, seguito con molta meno convinzione da Daladier. L'unico risultato raggiunto era quello di aver sostituito un colpo di forza che Hitler era deciso a fare ad ogni costo con un simulacro giuridico, poiché si era acconsentito di fatto a far ottenere a Hitler ciò che pretendeva, senza consultare La principale interessata: La Cecoslovacchia. Questo era basato sull'illusione che Hitler avrebbe rispettato i trattati sottoscritti e che le sue ambizioni si limitassero alle annessioni di paesi abitati da tedeschi. Questa era l'opinione di dirigenti francesi e inglesi, ma era ben lontana dall'essere generale. Psicologicamente strategicamente Monaco colpiva l'assetto generale del sistema di alleanze francesi. L'impressione dominante delle piccole nazioni era fortemente negativa, ovvero che essi sarebbero state assoggettate ad un "direttorio" di quattro grandi potenze, che avrebbero imposto delle soluzioni ingiuste. In Germania il successo politico riportato da Hitler gli conferì una reputazione di infallibilità, che fece vanificare ogni possibile opposizione al suo operato. Si assisterà nei mesi seguenti a tre ordini di fenomeni: La firma dei trattati di non aggressione anglo-tedesco e franco-tedesco, la dislocazione progressiva dello stato cecoslovacco e la campagna di rivendicazioni italiane.
I trattati di non aggressione
il 30 settembre Chamberlain firmò con Hitler una dichiarazione di non aggressione. Essa stabiliva che il problema delle relazioni anglo-tedesche era di primaria importanza per i due paesi e per l'Europa, e che quindi l'accordo navale precedentemente sottoscritto, unitamente all'accordo di Monaco costituivano la prova migliore della reciproca volontà di pace. L'accordo fu concluso senza che fosse preventivamente consultato il governo francese. Chamberlain fu accolto trionfalmente a Londra, dove pronunciò un discorso in cui si mostrava sicuro che fosse stato raggiunto un traguardo importante per la pace. Churchill invece dichiarò che la conferenza di Monaco era un disastro di prima grandezza, e predisse l'annientamento della Cecoslovacchia. Da parte francese, Daladier non condivideva l'ottimismo di Chamberlain. Esisteva in Francia, infatti, una forte corrente "anti-Monaco", che si sviluppò trasversalmente in tutti i partiti. Tuttavia il ministro degli esteri Bonnet era favorevole alla firma di un accordo franco-tedesco di non aggressione simile a quello stipulato dalla Gran Bretagna. Così il 22 novembre, Bonnet annunciò che l'accordo era concluso. Questo accordo aveva lo scopo di mantenere la pace in Europa. Dichiarava che fra i due paesi le frontiere esistenti erano definitive e che per risolvere tutti i problemi che sarebbero sorti in avvenire sarebbe stato adottato il metodo delle consultazioni. Questi due accordi sembrano portare ad una distensione generale, ma non bisogna esagerare la portata.
A questo, seguitò nel corso del mese di novembre una campagna antisemitica in Germania, che indignò a tal punto il presidente Roosevelt da fargli richiamare l'ambasciatore americano.
Le annessioni polacca ed ungherese
nel momento in cui firmava il patto di non aggressione, il governo francese assicurò alla Polonia e all'Urss che esso non avrebbe invalidato gli altri accordi della Francia. L'atteggiamento dell'Urss, dopo lo conferenza di Monaco, era molto ostile alla Francia. Il governo sovietico si sforzava di dare l'impressione di essere il solo a credere ancora alla sicurezza collettiva. Il governo ceco fece sapere il 21 ottobre all'Urss che non si interessava più al patto del 1935.
Il periodo che va dal 18 marzo 1939 è quello in cui La Cecoslovacchia si disgregò. La regione dei Sudeti fu annessa alla Germania, laddove in alcune zone furono organizzati dei plebisciti. In effetti la commissione internazionale che avrebbe dovuto delimitare le frontiere adottò quasi integralmente le rivendicazioni tedesche. Infine non fu praticamente organizzato alcun plebiscito, avendovi i cechi definitivamente rinunciato. La Polonia l'Ungheria presero anche se parte alla spoliazione della Cecoslovacchia. Il colonnello becca approfittò della crisi per annettere la Slesia di Teschen. Il trattato di non aggressione ceco-polacco del 1924, era stato denunciato nel 1937 dalla Polonia, che aveva così mani libere. Nonostante la pressione sovietica, che minacciò di denunciare il patto di non aggressione del 1932 stipulato con la Polonia, e francese, la Polonia si schierò a fianco della Germania.
Del resto l'accordo di Monaco comprendeva un allegato concepito in favore delle minoranze polacche e ungheresi in Cecoslovacchia, fissando il principio della necessità di un regolamento da attuarsi entro tre mesi dalla data dell'accordo. Il colonnello becca, peraltro 1 miliardo per non essere stato invitato a Monaco, voleva regolare la questione della Slesia con accordi diretti. Appena conosciuti i contenuti dell'accordo di Monaco il 30 settembre, becca indirizzò al governo ceco un brutale ultimatum in cui effettuava le rivendicazioni territoriali polacche, da accettarsi entro il 1 ottobre. La Cecoslovacchia cedette. Le truppe polacche oltre passarono i confini il 2 ottobre ed entrarono in Teschen. La frontiera fu definitivamente fissata con uno scambio di note il 1 novembre. La Polonia aveva anche l'ambizione di annettere l'Ucraina sub-carpatica, sia per avere una frontiera comune con l'Ungheria, sia per eliminare ogni focolaio di agitazione. Ma Hitler vi si oppose.
Per quanto riguarda invece l'Ungheria, dei negoziati diretti con il governo cecoslovacco non raggiunsero alcun risultato. La Cecoslovacchia accettò l'arbitrato italo-tedesco. Con "l'arbitrato di Vienna" (novembre 1938), ciano e Von Ribbentrop accordarono all'Ungheria un vasto territorio a sud della Cecoslovacchia.
D'altra parte La Cecoslovacchia si trovò in un periodo di disgregazione interna. Fin dal 7 ottobre, giorno in cui cominciò la smobilitazione dell'esercito, si costituì un governo slovacco autonomo. Alla fine di ottobre la camera dei deputati cecoslovacca ratificò la legge per l'autonomia della Slovacchia e della Rutenia. Il 30 novembre, fu eletto presidente della Repubblica Hacha, avendo rassegnato le dimissioni Benes.
Il colpo di forza del 15 marzo
alla Germania non restava più che liquidare definitivamente La Cecoslovacchia. Sembra che Hitler avesse preso questa decisione sin dal mese di dicembre: bisognava solamente trovare un pretesto. Così il 10 marzo, il giorno stesso in cui il governo britannico dichiarava solennemente che tutto era sereno sulla scena europea, il presidente cecoslovacco Hacha congedò il governo slovacco, col pretesto che contribuiva a rompere l'unità dello stato cecoslovacco; proclamò altresì La legge marziale. Monsignor Tiso si rivolse a Hitler e si recò a Berlino il 13 marzo. A questo punto Hitler obbligò il presidente cecoslovacco a riunire la dieta cecoslovacca, che domandò la completa indipendenza per la Slovacchia. Hitler convocò a Berlino il presidente Hacha e, dopo una notte estremamente drammatica, sotto la minaccia di veder Praga distrutta da un bombardamento, Hacha si rassegnò firmare un documento con il quale poneva il suo paese sotto la protezione della Germania. Nel frattempo le truppe tedesche erano già penetrate in Boemia e Moravia. Praga fu occupata il 15 marzo, giorno in cui Hitler entrò trionfalmente nella città. Di fatto La Cecoslovacchia si trasformava in un "protettorato" della Germania.
Lo stesso giorno la Slovacchia proclamava la sua indipendenza ed il 16 marzo si poneva sotto la protezione della Germania. Le truppe ungheresi invasero la Rutenia sub-carpatica, fissando così una frontiere in comune con la Polonia.
Questi avvenimenti dimostravano che la forza era considerata come un mezzo legale per risolvere problemi internazionali. Inoltre, per la prima volta, Hitler annetteva un territorio non tedesco. Qualche giorno dopo, il 22 marzo, in seguito ad un ultimatum, il governo della Lituania cedette il territorio e la città di Memel alla Germania. Il 23 marzo Germania e Romania firmarono un accordo economico, in cui la clausola principale consisteva nell'affidare lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio a società miste tedesco-romene.
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