La notizia del viaggio di Von Ribbentrop a Mosca, e la successiva pubblicazione del trattato di non aggressione firmato il 24 agosto, portarono al massimo la tensione che regnava sin dalla primavera. L'opinione pubblica mondiale aveva compreso che la guerra era ormai inevitabile.
Tornando indietro per esaminare la crisi che si era sviluppata tra la Germania la Polonia, si può notare che la politica francese durante tutto questo periodo consistette nel rafforzare l'alleanza franco-polacca ma anche nel dare alla Polonia consigli di moderazione. Il governo francese era cosciente dell'impreparazione dell'esercito polacco. L'ambasciatore Georges Bonnet sembrava essere meno fermo di quello del presidente Daladier, poiché fino all'ultimo istante avrebbe voluto realizzare una nuova conferenza di Monaco.
Gli incidenti di frontiera
a partire quindi dal memorandum della Germania, Polonia il 27 aprile e il discorso di Hitler al Reichstag si moltiplicarono gli incidenti nella parte della Polonia in cui vivevano le minoranze tedesche. Il 20 e il 21 agosto i preparativi militari tedeschi si erano intensificati. Senza averlo programmato, la Germania era praticamente in stato di mobilitazione generale, con un conseguente intensificarsi degli incidenti di frontiera.
La crisi
a partire dal 24 agosto, gli avvenimenti precipitarono. Chamberlain dichiarò che la Gran Bretagna avrebbe mantenuto i suoi impegni nei confronti della Polonia, mentre la Germania del resto non poteva contare sull'Italia.
Il ministro ciano era spaventato dalla scoperta che la Germania si preparava realmente a fare la guerra, per cui aveva insistito sulla necessità per l'Italia periodo di parecchi anni prima di potervi partecipare. Hitler invece da parte sua aveva confermato che la guerra era molto prossima, avendo più possibilità di essere vittoriosa finché la Germania l'Italia sarebbero state governate da due grandi dittatori. Inoltre era necessario liquidare al più presto la Polonia e la Jugoslavia, dovendo entrare quindi in guerra prima della fine di ottobre, sfruttando le favorevoli condizioni climatiche.
In queste condizioni anche l'ambasciatore italiano in Germania avrebbe voluto che Senato città se per denunciare il patto di acciaio. Mussolini invece, benché rimasto male per l'iniziativa tedesca, era deciso a mantenere quest'ultimo in vigore, benché non fosse intenzionato a fare la guerra. La decisione italiana di astenersi dalla guerra non fu resa pubblica, benché la notizia trapelasse facilmente.
Hitler aveva ordinato il 22 agosto al tre comandanti in capo di attaccare la Polonia nella notte fra il 25 e 26 agosto, immediatamente dopo la firma del trattato tedesco-sovietico. Tuttavia il sito, poiché Hitler tentava di staccare definitivamente la Francia dalla Polonia, ma il governo inglese il 25 agosto aveva firmato un trattato di alleanza con la Polonia. Trattato che prevedeva un intervento automatico in caso di aggressione o nel caso di un'azione che avesse minacciato l'indipendenza di uno dei due paesi: quest'evenienza prevedeva un'azione contro Danzica. La tendenza favorevole ad una distensione, dal punto di vista della Gran Bretagna era del tutto svanita dopo la firma del trattato tedesco sovietico del 24 agosto, rafforzando la posizione di necessità della guerra.
Hitler fu condizionato anche da una lettera che Mussolini gli indirizzò il 25 agosto. La terza mattina Hitler aveva scritto a Mussolini per illustrargli la portata dell'accordo tedesco-sovietico, del quale l'Italia non era stata preavvisato. Gli annunciava la sua intenzione di attaccare la Polonia. Mussolini gli rispose che per lui era troppo presto per iniziare una guerra, egli propose una conferenza generale. Sarebbe stato diverso se l'Italia avesse ricevuto dalla Germania armi e materie prime per resistere ad un attacco anglo-francese; in tal caso l'Italia avrebbe potuto intervenire immediatamente al fianco della Germania.
Hitler chiese allora quali fossero le necessità dell'Italia: esse erano enormi, tanto da non essere possibile da parte della Germania impegnarsi in tal senso. Hitler dichiarò infine, che a queste condizioni comprendeva l'astensione militare dell'Italia. Mussolini era uscito certamente umiliato dalla confessione della sua debolezza militare, ma voleva giocare comunque il suo ruolo di mediatore. Chiedeva a tutti i costi la riunione di una conferenza internazionale.
Il tentativo di pace anglo-francese
Francia e Inghilterra cercarono tuttavia di ristabilire la Germania la Polonia un contatto, interrotto da mesi. Il 28 agosto il governo britannico propose Hitler di aprire questi negoziati. Ma Hitler rispose formulando delle nuove rivendicazioni: voleva Danzica, tutto il corridoio, una parte dell'alta Slesia polacca. Il giorno dopo ricevendo l'ambasciatore britannico, Hitler si mostrò ancora più minaccioso, ma accettò il principio dei negoziati diretti, pur dichiarando che non avrebbero portato nulla. Acconsentiva ricevere un inviato polacco, munito di pieni poteri, a condizione che arrivasse entro il 30 agosto.
Per gli inglesi questo inviato doveva essere il colonnello Beck impersona. Solamente però il mattino del 31 agosto Beck accettò questa idea. Credendo che non si trattasse di un ultimatum, il governo inglese non si era affrettato a comunicare la proposta tedesca al governo polacco. Così intorno a mezzogiorno becca incaricò l'ambasciatore polacco presso la Germania di andare ad accettare la sua presenza a Von Ribbentrop. Ma i dirigenti tedeschi avevano ritenuto che fosse ormai troppo tardi per negoziare.
Pertanto Von Ribbentrop liquido l'ambasciatore polacco in pochi minuti, anche se non fece nulla per lasciar intravedere l'imminenza di un'aggressione.
Verso sera la radio tedesca annunciava che Hitler e il governo avevano invano atteso l'arrivo di un negoziatore polacco per tutti i precedenti due giorni. Venne comunicato un programma in 16 punti, che prevedeva l'annessione di Danzica, un plebiscito nel corridoio da organizzarsi entro lo scadere dell'anno, durante il quale le truppe polacche avrebbero dovuto evacuare la regione. Il corridoio di Danzica sarebbe stato durante questo periodo amministrato da una commissione internazionale. Danzica sarebbe stata smilitarizzata, mentre una commissione d'inchiesta internazionale avrebbe esaminato la sorte delle minoranze in Germania e in Polonia dopo il 1918, per riparare ai torti subiti.
Queste condizioni non erano state conosciute in tempo dei polacchi; era però poco probabile che le avrebbero accettate. In effetti durante il corso degli avvenimenti, la volontà ferma di Hitler era quello di portare la Polonia alla capitolazione, quindi di fare la guerra.
Fu quindi durante la mattinata del 30 agosto che fu proclamata la mobilitazione generale polacca. L'esercito tedesco era stato peraltro messo in stato di guerra. All'alba del 1 settembre l'esercito tedesco penetrò in Polonia. Nello stesso momento, Danzica proclamò la riunione alla Germania.
Il tentativo di pace di Mussolini
un altro di tentativo di pace ebbe luogo il 31 agosto: Mussolini offrì alla Francia e alla Gran Bretagna la riunione di una conferenza da convocarsi per il 5 settembre. Il governo francese era disposto ad accettare, purché la Polonia vi fosse rappresentata. Ma il 1 settembre il colonnello Beck rifiutò, dato lo scoppio della guerra. La conferenza era quindi divenuta impossibile. Il 2 settembre i governi francese inglese fecero sapere che avrebbero accettato la conferenza solo condizione che le truppe tedesche avessero evacuato prima il territorio polacco. Mussolini rifiutò di mantenere la sua proposta.
La Polonia fece appello ai suoi alleati. Il governo francese fin dal 1 settembre ordinò la mobilitazione generale. La sera del 2 settembre il colonnello Beck aveva indirizzato un appello pressante a Francia e Inghilterra: temeva che certi uomini politici trovassero mezzo all'ultima ora per eludere le obbligazioni dell'alleanza. In effetti sia Bonnet che Chamberlain sembravano intenzionati a ritardare il più possibile l'invio di un ultimatum alla Germania. Speravano che Hitler era avrebbe fatto un gesto distensivo. Questo spiega l'intervallo di due giorni fra l'aggressione tedesca e l'intervento di due alleati in favore della Polonia. In Francia con la seduta del 2 settembre in Parlamento non vi fu alcun incidente. Al contrario alla camera dei comuni in Gran Bretagna l'atmosfera fu tempestosa: alcuni deputati non nascosero la loro indignazione per le lungaggini di Chamberlain. Si può dire che fu questo risveglio dell'opinione pubblica e dei parlamentari che fece decidere al governo di agire.
Il 3 settembre alle nove del mattino l'Inghilterra inviò un ultimatum alla Germania. Se alle 11:00 il governo tedesco non avesse dato l'assicurazione che avrebbe ritirato le sue truppe dalla Polonia, sarebbe stata la guerra. A mezzogiorno fu la volta della Francia, che presentò un ultimatum analogo che scadeva le 17. Essendo stati respinti questi ultimatum, il regno unito e la Francia dichiararono guerra alla Germania.
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